MA NELL'ALTO TIRRENO I BIANCHI CI SONO SEMPRE STATI
Immagine di Manuela Pan
"C'erano tante pinne in acqua. Poi i delfini si sono allontanati e abbiamo notato che una pinna rimaneva fissa in acqua. Ci siamo avvicinati e ci siamo accorti che si trattava di uno squalo. Ci sono buone probabilità che si trattasse di uno squalo bianco, ma poteva essere anche uno squalo mako". Queste le parole di Cecilia Volpi, biologa dell’equipe del Museo della Specola, che ha avuto la possibilità di avvistare, a poche miglia dall’isola di Capraia, un Carcharodon carcharias, volgarmente detto squalo bianco.
L’altro animale a cui fa riferimento la scienziata è l’ Isurus glaucus, chiamato comunemente mako.
Un avvistamento che ha creato da subito preoccupazioni (tra i bagnanti) e polemiche (tra gli amministratori di Capraia, che temono danni per il turismo). Il tratto di mare in cui il pesce cartilagineo è stato segnalato fa parte del più vasto santuario dei cetacei, attraversato da balene, delfini e anche squali.
Circa 200 specie di squali popolano il mediterraneo e, il grande squalo bianco, ha sempre abitato il Mare Nostrum, da Trieste a Gibilterra: la sua prima descrizione scentifica risale al 1758, per opera del naturalista svedese Linneo; importante non farsi prendere la mano da isterismi, consci anche del fatto che molto raramente uno squalo bianco si avvicini alla costa, fino quasi ad arrivare alla spiaggia.
Scritto da Marco Petrelli
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