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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0134 | Rev 00 | Data 29 Mar 2009 | Autore N. Castronuovo

 

SPUGNE? NON SOLO PER FARE IL BAGNO!

SpugnaLe spugne sono maggiormente conosciute per i loro scheletri ripuliti ed essiccati che non da vive, vendute sul banco di qualche commerciante nelle isole del Mediterraneo o dai mari di tutto il mondo, e notoriamente utilizzate per insaponarci.
Si sviluppano nei fondali aderendo generalmente alle rocce o su altri substrati. Sono filtratori eccezionali, miriadi di forellini e pori microscopici (da cui il nome Poriferi) costellano la superficie del loro corpo. Mediamente una spugna filtra due litri di acqua in un minuto e centinaia nel corso delle 24 ore. Esistono diverse specie di spugne, sia di acque salate che di acque dolce, ma vorrei soffermarmi su una spugna in particolare, la Euplectella o cesto di Venere, dalla forma cilindrica e con delle trame che sembrano uscire da un disegno Leonardesco alquanto elegante.

Questa spugna appartiene all’ordine delle Esattinelle o Ialospongie (Classe Exactinellidae). Si distingue dalle altre perchè contiene biossido di silicio (il silicio è l’elemento più diffuso sulla terra dopo l’ossigeno, è presente nelle argille, nelle sabbie e nei quarzi), e per l'appunto si parla di spugne silicee o vitree. Hanno caratteristiche non riscontrabili nelle altre spugne, per la presenza di spicole a sei raggi. Le estremità sono speso ramificate a spazzola, a piumino oppure espanse a forma di ancora ricurva o ad ombrella, e la loro morfologia permette di distinguerne la specie. Il loro scheletro sembra quasi fatto di vetro soffiato. Le Ialospongie hanno per lo più simmetria raggiata e si sviluppano a forma di cilindri, vasi, coppe o imbuti. Di colore bruno chiaro o bianco, alcune sono ramificate oppure hanno i rami fusi in un reticolato. Le dimensioni, ridotte, variano dai 10 ai 30 cm, ma esistono specie alte anche 90 cm o più. Le Monoraphis lunghe da 1,80 a 3 metri hanno uno spessore di 1 cm. La caratteristica di queste spugne è che si trovano per lo più a profondità che vanno dai 450 metri in giù, mediamente intorno ai 900, 1000 metri, riducendosi man mano che si raggiungono profondità abissali. Sono ambite dai cacciatori di spugne, che le vendono nei mercati rionali, specialmente delle Filippine, ma anche in Giappone e nelle Molucche. Le specie delle acque profonde dell’Europa Occidentale appartengono al genere Asconema a forma di coppa, al genere Pheronema, vaseiforme e al genere Hyalonema.

Ialospongie Ialospongia

Sopra, da sinistra verso destra, spugna Euplectella, particolare della trama, base e apice della spuna.

GamberettoVeniamo però al cesto di Venere, dalla forma cilindrica e con fitte trame reticolate. Queste spugne prediligono le grandi profondità, per le correnti non troppo forti, in particolare la Euplectella, vive tra i 450 e i 4500 metri di profondità, al largo delle isole del Pacifico occidentale. Per questo è ambita dai collezionisti ed è esposta nei musei. La sua forma cilindrica, ricurva, è composta di un fitto reticolo siliceo. Entro il cilindro chiuso si trova generalmente una coppia di gamberetti, maschio e femmina, del genere Spongicola. Essi entrano nella spugna quando sono piccolissimi, e vi si trovano talmente bene da eleggere la spugna come loro rifugio, inconsapevoli di ciò che accadrà. La spugna diventerà una “prigione”, e il gamberetto non potendo più uscire a causa della lamina cribrosa che copre l’osculo, alla fine morirà al suo interno. Una simbiosi forzata. Osserviamo nelle immagini sottostanti le trame fitte di questa spugna. Ricordano il bozzolo del ragno quando avvolge la preda appena catturata, così il povero gamberetto terminerà i suoi giorni all’interno di questa “gabbia” degli abissi bui degli Oceani. Le trame e i filamenti somigliano a quelli dello zucchero filato, che compriamo nei banchetti dei luna park.

Una breve descrizione ci aiuterà a capire come è fatta una spugna. Osserviamo la figura sottostante:

Sezione

Con il numero 1, evidenziamo i pori inalanti presenti sulla superficie della spugnai; con il numero 2 sono indicati i Coanociti e con il numero 3 i pori esalanti.

Le spugne sono composte da una serie di cellule molto simili tra loro, quindi poco specializzate. L’osculo sta all'apice e costituisce l’apertura del sacchetto, serve per far uscire l’acqua incamerata in precedenza. Le spicole formano lo scheletro, che è composto da sali minerali come il silicio o da spongina. I coanociti, sono cellule poste nella parete interna del sacchetto, sono dotate di un flagello, che con il movimento crea una corrente che permette all’acqua di entrare e uscire. I Coanociti assorbono gli elementi nutritivi che si trovano nell’acqua. La riproduzione può essere asessuata o sessuata, in quest'ultimo caso le spugne espellono spermatozoi e cellule uovo, che poi si incontrano nell’acqua dove avviene la fecondazione. La riproduzione asessuata avviene grazie a frammenti di spugna, che fissati in una superficie qualsiasi daranno origine ad un nuovo esemplare. Le spugne essendo degli eccellenti filtratori hanno suggerito ad alcuni studiosi l’idea di programmare in territori di particolare bellezza naturalistica, una coltura di Poriferi, che è in grado di assorbire l’80% di particelle organiche e di carico batterico della colonna d’acqua, nell'ardco di 24 ore, contribuendo in modo ottimale alla depurazione dell’acqua stessa, o di ripopolare le parti dove queste sono carenti, vuoi per il prelievo da parte dei pescatori di spugne, o per problemi legati all’impoverimento causa deturpamento delle specie bentoniche, a causa, soprattutto, dalle reti a strascico dei pescherecci.