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Cod Art 0200 | Rev 00 | Data 27 Set 2009 | Autore Castronuovo Motta Nicola

RICORDI GIOVANILI DELLE VACANZE ESTIVE

Vorrei raccontarvi le memorie di un amico, Luca B, nate attorno al tavolino di un bar e dal sapore quasi antico. Luca ricorda, quasi commosso, quando appena dodicenne, negli anni ‘70 durante le vacanze estive a Comacchio, aiutava il cugino Sandro e sua moglie Diana, sul loro motopeschereccio, ancorato nella rada di Porto Garibaldi, in provincia di Ferrara. Effettuavano uscite in mare per accompagnare i turisti che lo desideravano, a trascorrere una giornata piacevole e fare della pesca, al largo delle coste dell’alto Adriatico. Durante l'inverno l'imbarcazione era utilizzato per la pesca, mentre durante la stagione estiva si fermava e veniva adibito ad uso prettamente turisctico.

Luca nasce a Comacchio 46 anni fa, da sempre è appassionato di mare e nel mare ha trovato il compagno ideale per trascorrere le sue giornate libere dopo lo studio sin da bambino, essendo nato vicino al mare, vede questo ambiente come un prolungamento della sua vita, ed ora pur abitando lontano, avverte il desiderio, più forte che mai, di raccontarci le sue memorie giovanili di quegli anni spensierati, quando era "mozzo per passione", come racconta lui.

"La sveglia era alle quattro della mattina. Ci trovavamo in piazzetta ed andavamo dal fornaio a comperare il pane che sarebbe servito per il pranzo a bordo, che preparava Diana. Come ogni giorno questa era l’ultima fase, prima di salpare con il carico di turisti, che Sandro reclutava fra i bagni e gli alberghi del litorale. Il motopeschereccio poteva ospitare fino ad una quarantina di persone, per la maggior parte appassionate di pesca, ma anche semplici vacanzieri contenti di trascorrere una giornata all’aria aperta, fra questi solitamente vi erano tedeschi e francesi, ma anche italiani, soprattutto di Milano e Torino".

"La sera prima preparavamo le esche, che dovevamo poi utilizzare durante il viaggio, si trattava di sarde sminuzzate, che ponevamo dentro un sacco di rete a macerare appeso fuori dalla barca, ed immerso in acqua. Più puzzava e meglio era". La pesca era "l’ingrediente" comune che attirava molte persone al molo, dove la sua barca era ormeggiata. "A bordo mi occupavo di un po’ di tutto, preparavo le canne da pesca, una trentina, e allestivo l’attrezzatura per la stessa, fornivo ad ognuno il necessario per pescare in tutta tranquillità e aiutavo Diana a preparare la tavola quando era il momento del pranzo. Uscivamo verso le 8 di mattina, per tre o quattro miglia, poi quando Sandro decideva, ci fermavamo perché quello era il posto giusto, era un periodo di abbondanza, mica come ora che il mare si è svuotato. La battuta di pesca durava solitamente tre ore, per poi fermarci per il pranzo e riprendere un paio d’ore nel pomeriggio, prima del rientro in porto verso le cinque".

"I secchi che ognuno dei turisti aveva in dotazione, spesso erano colmi di pesci, solitamente cefali e sgombri, ma anche qualche varigula (regionalismo per indicare i pesci ago o aguglie). Tutti felici e contenti portavano a terra il frutto della giornata di pesca, per cucinarlo nelle abitazioni o portarlo ai ristoratori, che preparavano poi una ricca cena. Gli stessi presso i quali i turisti alloggiavano". "Il lavoro a bordo della barca era eterogeneo, alla fine rientravo a casa stanco morto, ma felice e contento di aiutare mio cugino. La cosa che mi piaceva di più era l’odore del mare, un odore che non è facile descrivere se non ci si vive, ma che a bordo di una imbarcazione era diverso, l’aria fra i capelli, il rollio della barca, memorie incancellabili. Queste sono state le mie vacanze migliori” Questa breve ma precisa testimonianza ci riporta a tempi non troppo lontani, dove una sorta di pesca turismo iniziava a farsi strada, ma che ha dimostrato i limiti della pesca moderna, come ricordava Luca "il mare si è svuotato". Nei nostri articoli, spesso parliamo di pesca, chissà se oggi come allora, i turisti rientrano in porto con i secchi ancora stracolmi?