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Cod Art 0684 | Rev 00 | Data 29 Apr 2015 | Autore Pieroni Vittorio

 

Rasatomaria gentilii: UN NUOVO GASTEROPODE PLEUROTOMARIOIDE FOSSILE, SCOPERTO NELLE ROCCE TRIASSICHE DELLA RASA DI VARESE.

di Vittorio Pieroni, Museo Scientifico-Naturalistico "A. Stoppani" di Venegono Inferiore, VA.

Abstract

Rasatomaria gentilii: a new fossil pleurotomarioid gastropod, from the Triassic stones of Rasa di Varese Between the abundant Middle Triassic fauna of invertebrate species discovered in the dolostone croping out in the Rasa village, outer district of the town Varese (Lombardy, Italy), was established the new genus and species of pleurotomarioid gastropod Rasatomaria gentilii Pieroni & Nuetzel, 2014 (corresponding to Kittlidiscus lottneri in Pieroni 2011 and Renesto & Pieroni, 2013). The shell architecture (fig. 2a-b) is very peculiar: very low-spired, with completely open wide umbilicus, selenizone slightly above the periphery of the whorls and a dominant spiral ornament with strong spiral cords.

The Rasa Dolomite crops out in the entire Rasa Valley and, based on ammonoids, has a Late Anisian-Lower Ladinian age. The type specimens of Rasatomaria gentilii were discovered only in the Rasa outcrops aged to Late Anisian (Reitzi Zone and Nevadites secedensis Zone with Serpianites serpianensis), but are also known 3 specimens: one from Latemar Limestone (Dolomites) and two from Bordogna near Lenna (BG) in the Esino Limestone (Lumachella di Ghegna). The specimen from Latemar (fig. 3a-b) was collected in the Avisianum Subzone and represents the first appearance documented (FAD).

Rasatomaria gentilii is important in the context of the superfamily Pleurotomarioidea (Upper Cambrian-Recent). Pleurotomarioidea (subclass Vetigastropoda) appears slightly earlier (Late Cambrian or Early Ordovician) with the family Raphistomatidae. The earliest records for the family Pleurotomariidae are from Upper Anisian and they are very rare, but probably they have their origins in the Lower Triassic. Rasatomaria seems to be the first form of Pleurotomariidae which has an open wide umbilicus. The systematic position of Rasatomaria is tentatively arranged in Pleurotomariidae, but the definitive assignment needs more study.

A comparison with living forms of the family Pleurotomariidae (see fig. 1a-b: Perotrochus teramachii) helps us to understand characters of ancient forms as Rasatomaria. There are more than 1500 described species of Pleurotomarioideans, but only 26 are living today. Recent Pleurotomariidae survive in the tropical and temperate latitudes. All these Recent species are limited to continental margins and edges of tectonic plates along the western shores of the Atlantic and Pacific Ocean, southern margin of the Indian Ocean, northwestern Australia and southeastern Asia. The greatest species diversity occurs in the Philippines, southern Japan and Caribbean Sea.

Pleurotomarioideans were abundant in the shallow water marine faunas throughout the Paleozoic and Mesozoic. They were relatively rare in the Cenozoic and inclined to live only into deep-water facies. The living species are restricted to depths ranging from 100m to 1000m. Relation within the living Pleurotomariidae was studied by Harasewych (1997, 2002 and 2007), Bandel (2009) and other authors. A possible comparison between the features of ancient pleurotomarioids, as Rasatomaria, and living forms can be considered on the basis of examples as Bayerotrochus, which is here figured (fig. 4).

Introduzione

Tra i fossili triassici marini, conservati nelle rocce sedimentarie della Rasa (frazione di Varese, Lombardia, Italia), è stato istituito, con un articolo sulla "Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia", il nuovo genere nuova specie di gasteropode Rasatomaria gentilii Pieroni & Nuetzel, 2014 (= Kittlidiscus lottneri in Pieroni, 2011 e Renesto & Pieroni, 2013). Per le sue peculiari caratteristiche questo nuovo taxon rappresenta una tappa importante nell'evoluzione dei gasteropodi pleurotomarioidi, in particolar modo durante la fase del nuovo incremento della biodiversità, dopo la grande estinzione di massa avvenuta alla fine dell'Era Paleozoica (tra Permiano e Triassico).

La roccia in cui è avvenuto il ritrovamento è chiamata "Dolomia della Rasa" sensu Airaghi, 1935, corrispondente ad una facies locale della Dolomia del San Salvatore von Buch, 1830 (vedi anche Zorn, 1971). Si tratta di una roccia ad alto contenuto di dolomite (in gran parte dolomia pura), di colore grigio chiaro, rosato o giallastro. Tale dolomia è stata cronologicamente assegnata (Pieroni, 2011) al limite Anisico/Ladinico (Triassico Medio) grazie alla notevole presenza di ammonoidi del tutto simili a quelli già noti nella Formazione di Besano del Monte San Giorgio, pubblicata da H. Rieber, nel 1973. Secondo le ultime datazioni assolute il limite Anisico/Ladinico ha un'età di 242 milioni di anni.

In questo articolo il genere Rasatomaria viene considerato sia nel contesto cronostratigrafico-paleontologico dei ritrovamenti effettuati, sia nell'evoluzione generale dei gasteropodi pleurotomarioidi fossili e di quelli viventi.

La superfamiglia Pleurotomarioidea

Si tratta di uno dei gruppi di molluschi gasteropodi più antichi. Essi infatti sono documentati dal Cambriano Superiore al Recente con più di 1500 specie fossili e 26 specie viventi. I rappresentanti di questo gruppo sono caratterizzati da conchiglia conispirale, con interno madreperlaceo, e solco labiale con conseguente selenizona: una sorta di cicatrice presente lungo tutta la spira, che richiude gradualmente il solco durante la crescita della conchiglia (fig. 1a-b: Perotrochus teramachii). Perotrochus teramachii

La superfamiglia Pleurotomarioidea fa parte della sottoclasse Vetigastropoda (comprendenti tutti gli Archeogastropoda tranne i Patellogastropoda). I gasteropodi compresi in questa superfamiglia derivano da forme molto antiche (principalmente dalle Raphistomatidae, risalenti al Cambriano Superiore). Essi hanno poi grande diffusione durante tutto il Paleozoico, diminuiscono fortemente durante l’estinzione di massa della fine del Permiano, sopravvivendo a stento durante il Triassico Inferiore, e di nuovo sono molto diffusi tra il Triassico Medio e il Cretaceo. Dopo la seconda grande estinzione di massa che segna la scomparsa dei Dinosauri e di molti altri gruppi come le Ammoniti, i Pleurotomarioidi rimangono relativamente rari per tutto il Cenozoico. Alla fine dell'Eocene la loro nicchia ecologica si sposta dai fondali bassi delle barriere coralline ai fondali prossimi alla scarpata continentale, dove termina il bordo delle piattaforme continentali e l'erosione provocata dai movimenti della crosta terrestre distrugge i depositi sedimentari facendoli franare nei fondali oceanici. Le poche forme attuali, in buona parte note solo da alcuni decenni, sono autentici fossili viventi sopravvissuti fino ad oggi, con una lunga storia di circa 500 milioni di anni. (vedi M. G. Harasewych 2002).Perotrochus teramachii

La famiglia delle Pleurotomariidae, certamente la più caratteristica fra i Pleurotomarioidea, è composta da generi conispirali con solco labiale che genera una selenizona concava visibile sulla parete esterna del giro di spira. Al di sotto e al di sopra di questa selenizona le strie di accrescimento si flettono all'indietro. Le forme viventi posseggono una conchiglia multispirale con solco labiale, talvolta molto profondo, e conseguente selenizona. L'aspetto generale è trochiforme e l’interno della conchiglia è madreperlaceo. Lo stadio larvale della conchiglia, chiamato protoconca, è molto breve, di tipo primitivo (larva non planctotrofica). L'animale possiede un opercolo corneo e una radula estremamente complessa. Le Pleurotomariidae sono esclusivamente marine e spongivore specializzate. Vivono a profondità notevole compresa tra i 100 e i 1000 m., presso la scarpata continentale (dominio pelagico) e sono presenti soprattutto nei climi tropicali e temperati dei mari delle Filippine, del Sud del Giappone e dei Caraibi. Al contrario le forme fossili, soprattutto quelle paleo-mesozoiche, sembrano appartenere ad ambienti di mare poco profondo.

Le Pleurotomariidae triassiche

Da importanti gruppi paleozoici come le Eotomariidae (Carbonifero Superiore-Giurassico Inferiore) si giunge poi alla famiglia delle Pleurotomariidae (Mesozoico-Recente). Nel Triassico Inferiore mancano forme documentate (assenti in tutte le formazioni geologiche di questa epoca: Moenkopi Formation-USA, Werfen-Alpino e Subalpino, formazioni neozelandesi, Southern Qinling Mountains-Cina). Solo successivamente, nell'Anisico Superiore, si nota un graduale recupero di questa famiglia di gasteropodi con i generi Mamoeotomaria, Tahua e Murihikua (vedi "New Zealand and New Caledonian Triassic Pleurotomariidae-Gastropoda, Mollusca" di Begg & Grant-Mackie, 2003). Dal Ladinico alla fine del Cretaceo, ed in particolare dal Giurassico, proviene la maggioranza delle forme conosciute. Esse per lo più hanno aspetto trochiforme e ombelico chiuso o molto stretto, mentre sono molto più rare le forme con ombelico largo completamente aperto. Ciò vale anche per le altre famiglie della superfamiglia Pleurotomarioidea. Se si escludono poche dubbie citazioni nell'Anisico Superiore, riguardanti soprattutto il genere Kokenella (collocabile nella famiglia Zygitidae secondo K. Bandel 1993 e 2009), la più antica forma documentata di pleurotomaride mesozoico con ombelico completamente aperto è Rasatomaria.

Rasatomaria gentilii: le sue caratteristiche uniche

Sistematica

Classe Gastropoda Cuvier, 1797

Sottoclasse: Vetigastropoda Salvini-Plawen, 1980

Superfamiglia: Pleurotomarioidea Swainson, 1840 ?

Famiglia: Pleurotomariidae Swainson, 1840

Genere: Rasatomaria Pieroni & Nuetzel, 2014

Specie tipo: Rasatomaria gentilii Pieroni & Nuetzel, 2014

 Rasatomaria gentilii, olotipo Rasatomaria olotipo selenizona

Fig. 2a-b: Rasatomaria gentilii, olotipo, D21-St166169.

Caratteri del genere Rasatomaria: conchiglia con ombelico completamente aperto, a spira leggermente elevata e gradata; suture dei giri profonde; sezione trasversale assiale del giro più o meno tanto alta quanto larga, subcircolare a contorno poligonale a causa di distinte corde spirali; l'ornamento dei giri è costituito da queste corde spirali e dalle strie di accrescimento forti, taglienti, filiformi, regolarmente spaziate; stretta selenizona in prossimità della periferia del giro, tale selenizona è bordata da distinte carene spirali; base dei giri con forti corde spirali; strie di accrescimento prosocline (inclinate NO-SE) e prosocirte (a curva convessa verso l’apertura) al di sopra della selenizona, e prosocirte al di sotto di essa. Dimensioni dell'olotipo: diametro stimato 36,50mm, diametro della porzione conservata 30,50mm. Dimensioni dell'esemplare più grande: diametro 44mm, altezza 26mm, angolo pleurale 125°.

Discussione e considerazioni sistematiche

Rasatomaria è vicina sistematicamente e come forma generale a Kokenella, la quale ha tuttavia conchiglia completamente pianospirale, con evidenti costolature radiali. Nonostante la forma generale di Rasatomaria ricordi gli Euomphalidi paleozoici, resta distinta da essi per la chiarissima presenza del profondo solco labiale con selenizona periferica. Anche le forme del genere Kittlidiscus sono differenti perché hanno ombelico più chiuso, giri più larghi, forma più discoidale e solo una pseudo-selenizona molto ampia. Per rintracciare pleurotomarioidi simili a Rasatomaria bisogna arrivare al Giurassico Inferiore (190 milioni di anni fa) con le forme a ombelico aperto di Pleurotomaria debuchii, che comunque ha ombelico più stretto ed è priva delle forti cordonature spirali, e di Cyclostomaria, che ha selenizona visibile su tutta la spira, mentre in Rasatomaria essa è visibile solo sull’ultimo giro. Questi rari casi giurassici sembrano comunque delle varianti a spira bassa delle forme tipicamente conispirali, piuttosto che forme ricollegabili a Rasatomaria.

La collocazione sistematica di Rasatomaria all’interno della famiglia Pleurotomariidae è giustificabile grazie alla caratteristica selenizona e alla struttura e disposizione delle strie di accrescimento. Tuttavia la spira molto bassa, l'ampio ombelico completamente aperto e le forti cordonature spirali sono elementi distintivi tali da rendere questo genere differente da tutti gli altri rappresentanti della famiglia Pleurotomariidae.

Forse il procedere degli studi porterà ad istituire una nuova famiglia basata su questo genere. Le varie forme descritte nel Triassico europeo, che mostrano aspetto generale simile a Rasatomaria, sembrano appartenere ad altri generi ben differenziati dalla mancanza, sicura o probabile, della selenizona (ad esempio "Euomphalus" lottneri Eck, 1865 e "E". semiplanus Assmann, 1937 del Muschelkalk della Slesia; "Euomphalus" (Wohrmannia) cf. boehmi Kittl, 1899: l’esemplare descritto da O. Reis 1926, del Wettersteinkalk di Zugspitzwand, conservato nella collezione di Stato di Monaco di Baviera).

Gli esemplari attualmente attribuibili al genere Rasatomaria e la loro distribuzione cronostratigrafica

Oltre ai tipi raccolti nel giacimento della Rasa di Varese, sono stati identificati anche tre esemplari riferibili al genere Rasatomaria con una certa sicurezza. Sono tutti conservati presso il museo di Zurigo (Paläontologisches Institut und Museum). Il più integro (fig. 3a-b: PIMUZ 31143, legit H. Rieber & P. Brack 1989), anche se non conserva strie di accrescimento perfettamente visibili, è quello proveniente dalla località Lastei di Val Sorda, sul Latemar (Dolomiti), trovato in associazione con Parakellnerites rothpletzi (Zona a Reitzi/Kellnerites sensu Brack & Rieber, 1993) e rappresenta l'esemplare più antico (FAD: first appearance documented). Due altri esemplari provengono dalla "Lumachella di Ghegna" di Bordogna (BG) del limite Anisico/Ladinico e, pur mostrando strie di accrescimento abbastanza corrispondenti ai tipi della Rasa, sono purtroppo molto frammentari. Un ultimo esemplare conservato presso il Museo dei Fossili del Monte San Giorgio a Meride (CH), appare di dubbia attribuzione. Esso proviene dallo scavo al Punto 902 del Monte San Giorgio, strato 47 ed è stato trovato in associazione con Parakellnerites carinatus (parte inferiore della Formazione di Besano, Anisico Superiore). Tale esemplare mostra spira più bassa e cordonature spirali più sottili e numerose, che si intrecciano con le strie di accrescimento, creando un reticolo abbastanza fitto. Purtroppo lo stato di conservazione non permette di osservare né i caratteri della base, comunque ad ombelico aperto, né la presenza della selenizona. Traendo le conclusioni da questi rari esemplari, il genere Rasatomaria risulta limitato all'ultima parte dell'Anisico Superiore, parte superiore dell'Illirico (dal termine della Zona a Reitzi al termine della Zona a Nevadites secedensis-Livello a Chieseiceras chiesense).

Rasatomaria sp. indet. Latemar

Fig. 3a-b: PIMUZ 31143, legit H. Rieber & P. Brack 1989.

Ecologia di Rasatomaria

Tutti gli esemplari (a parte quello dubbio proveniente dalla Formazione di Besano) provengono da calcari e dolomie derivati da depositi di piattaforma carbonatica in ambiente subtropicale, con fondali bassi, ricchi di vita bentonica (ad esempio alghe, spugne, crinoidi, bivalvi, gasteropodi e brachiopodi) e nectonica (ad esempio cefalopodi). La relazione tra le forme viventi e quelle fossili della famiglia Pleurotomariidae è stata ampiamente documentata da vari autori come Harasewych Bandel e molti altri. Un possibile paragone tra la morfologia dell'animale di Rasatomaria e di quello delle forme viventi risulta certamente del tutto teorico. Può comunque essere utile il confronto con il pleurotomaride Bayerotrochus, che viene qui rappresentato (fig. 4).

Bayerotrochus midas

Fig 4: Bayerotrochus midas.

Ringraziamenti

Si ringraziano per la collaborazione nelle ricerche: Alexander Nuetzel (SNSB-Bayerische Staatssammlung für Paläontologie und Geologie, Department of Earth and Environmental Sciences, Paleontology & Geobiology, GeoBio-Center LMU, München, Germania); Heinz Furrer (Paläontologisches Museum der Universität Zürich, Svizzera); Peter Brack (ETH Zürich, DERDW-Institut für Geochemie und Petrologie, Svizzera); Alessia Vandelli (Museo dei Fossili del Monte San Giorgio, Meride, Svizzera); Elio Gentili (Museo Scientifico-Naturalistico A. Stoppani, Venegono Inferiore, VA, Italia).

BIBLIOGRAFIA ESSENZALE

 

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