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Cod Art 0319 | Rev 05 Apr 2013 | Data 07 Ago 2010 | Autore Elena Piana

 

   

 

LE ORIGINI DELL'ACQUACOLTURA NEL MONDO

Con il termine acquacoltura ci si riferisce all’allevamento di qualsiasi organismo acquatico: pesci, molluschi, crostacei e piante, sia di acqua dolce che di acqua salata. La parola maricoltura invece, è riferita all’allevamento di organismi acquatici in stabilimenti posizionati a mare. L’acquacoltura è un’attività distribuita a livello mondiale, che ha radici molto antiche. Le origini di questa pratica sono però ancora poco chiare. Ad oggi, sono state formulate quattro teorie con lo scopo di spiegare come l’acquacoltura nacque e perché.

La prima è la TEORIA DELLE ANSE, che mette in relazione la nascita dell’acquacoltura ai naturali cambiamenti ai quali fiumi e ruscelli sono soggetti. Secondo questa teoria, il corso di fiumi e ruscelli, subendo cambiamenti nel tempo, avrebbe portato in certi casi alla formazione di curve che a causa della topografia e fisiologia dell’area si sarebbero tramutati di tanto in tanto in vere e proprie anse di grandezza diversa. Nel tempo, alluvioni e straripamento dei fiumi, avrebbero portato a separare del tutto queste anse dal resto del fiume, formando cosi piccoli bacino chiusi. Qui, alcuni organismi, come pesci, crostacei, molluschi e alghe, sarebbero rimasti intrappolati. Le popolazioni che vivevano lungo il fiume, naturalmente predisposte alla pesca, notarono che gli organismi acquatici contenuti in questi avrebbero potuto essere sfruttati. Notarono inoltre che le successive piene portavano nuovo pesce che, con alcune accortezze, sarebbe potuto essere allevato fino alla fine della successiva stagione secca. Approfittando di questa situazione, gli individui più intraprendenti, avrebbe poi iniziato a migliorare strutturalmente queste piccole anse naturali, per esempio fortificando gli argini. La mossa successiva fu l’aggiunta di nuovo pesce, oltre allo stock che entrava naturalmente. Iniziò cosi una forma primitiva di acquacoltura. Le tecniche di allevamento furono migliorate fino ad una completa gestione dell’attività. Questo tipo di acquacoltura è attualmente praticato in Bangladesh dove l’acquacoltura in laghi-ansa è ancora quella di maggior successo.

La seconda teoria è quella della CACCIA E MANTENIMENTO. Pesci e altri organismi acquatici sono sempre stati considerati un prodotto pregiato dai governatori dei grandi imperi. Per questo motivo essi richiedevano pesce per i loro banchetti, incuranti della stagione e quindi della disponibilità o meno del prodotto. I contadini dovettero allora ingegnarsi su come aver questo pesce sempre a disposizione. A quei tempi era pratica comune costruire pozzi o bacini per assicurarsi il rifornimenti di acqua o per protezione attorno ai castelli, e proprio questi bacini, nonostante non fossero esattamente intesi per l’allevamento di pesci, furono inizialmente usati per trattenere e mantenere il pesce catturato. In questo modo, iniziò l’allevamento, seppur rudimentale, del pesce precedentemente catturato. Col tempo, l’uomo avrebbe imparato tutte le sfumature di questa pratica: quali sono i pesci che si allevano più facilmente, quanti pesci possono essere allevati in un determinato spazio, qual è il metodo migliori per nutrirli e cosi via, sviluppando a pieno titolo la pratica dell'acquacoltura. I monasteri europei e i palazzi degli imperatori esemplificano tuttora questo tipo di pratica.

La terza è la TEORIA DELLA CONCENTRAZIONE ed è riferita alle molte aree del mondo afflitte dai monsoni. Queste aree sono soggette ad una stagione piovosa, durante la quale piove sempre portando quindi numerose inondazioni, e una stagione secca, durante la quale non piove mai e che porta quindi al prosciugarsi dei corsi d’acqua. Al progredire della stagione secca, l’acqua diminuisce sempre più, costringendo gli organismi che vivono in essa a concentrasi in aree ristrette. I pescatori delle comunità nelle vicinanze, cacciavano questi pesci, inizialmente incuranti della taglia e della quantità. Con l’andare del tempo, notarono che una volta prelevata la maggior parte del pesce disponibile, i piccoli pesciolini rimanenti nelle pozze potevano essere trasportati in luoghi appropriati e allevati fino al raggiungimento della taglia adatta. Iniziò cosi l’allevamento di questi piccolo pesci. I luoghi in cui questa teoria potrebbe trovare fondamento sono le basse pianure del continente africano. Come prova, la pratica prevalente in Africa, è proprio quella che prevede la cattura del pesce e in seguito la semplice gestione del suo allevamento.

La quarta teoria è definita TEORIA DELL'INTRAPPOLAMENTO E ALLEVAMENTO. Mentre le prime tre ipotesi sono principalmente riferite all’allevamento in acqua dolce, la quarta riguarda la nascita dell’acquacoltura in acque salmastre e salate caratterizzate da periodiche fluttuazione mareali. Lungo le coste, è comune la presenza di insenature, lagune, stagni permanenti e depressioni che vengono periodicamente sommerse durante l’alta marea e totalmente o parzialmente svuotate durante la bassa marea. Le popolazioni che vivevano lungo la costa notarono che queste aree, grazie all’arrivo dell’alta marea, venivano regolarmente riempite di pesci e organismi acquatici. Da questa osservazione, gli uomini cominciarono ad allestire trappole o barriere che bloccassero l’uscita di pesci e crostacei all’abbassarsi delle marea. Il pescatore non tardò molto a notare che con questo metodo poteva rifornirsi la tavola di pesce ogni volta che voleva e in più poteva vendere al mercato il pesce in eccedenza. Poiché sempre più uomini si dedicarono a tale attività, la quantità di pesce intrappolato andò diminuendo. Per questo motivo, invece di bloccare l’uscita dei pesci ad ogni fluttuazione di marea, il bacino interessato venne mantenuti chiuso per tempi più lunghi, circa due o tre mesi, per permettere al pesce catturato di crescere fino a taglia ideale, iniziando cosi una forma primitiva di acquacoltura. Nel tempo furono sviluppate dighe apposite, fu aumentata la profondità di questi stagni e furono alzati i livelli dove necessario. Vennero successivamente aggiunti altri pesci e crostacei per aumentare la densità di quelli gia presenti. L’evoluzione e il miglioramento delle pratiche proseguì, e prosegue tutt’ora, al fine di allevare la maggior quantità di prodotto nel modo più economico e allo stesso tempo sicuro possibile. Questa cronologia di eventi fu esattamente ciò che accadde nello sviluppo dell’acquacoltura in acque salmastre che iniziò probabilmente in Indonesia, per poi espandersi alle Filippine e successivamente in Tailandia, Malesia, India e altre parti del mondo.

STORIA DELL'ACQUACOLTURA IN ITALIA

In Italia, più di 2000 anni fa, le popolazioni antiche allevavano abitualmente pesce marino, in particolare spigole e orate, considerati pesci pregiati, ma anche altre specie come la murena, la cui carne era ai tempi molto apprezzata. Le ricette per cucinare questi pesci erano popolari in libri di cucina come il De Re Coquinaria scritto nel primo secolo dopo Cristo, ma che raccoglie ricette divulgate da Apicio, grande personaggio di spicco dell’Età Augustea vissuto nel primo secolo a.C. Di Apicio si narrano interessanti aneddoti, come il fatto che nutrisse le murene con la carne degli schiavi.

La fine dell'Impero Romano portò alla scomparsa di questi tipi di acquacoltura, e non fu prima del dodicesimo secolo che l’acquacoltura di acqua dolce venne ripresa. Questa iniziò in Europa centrale, e in Italia ebbe una grande sviluppo. Nel quindicesimo secolo, iniziò l’acquacoltura estensiva su larga scala nelle lagune dell’ Adriatico, dando iniziò alla cosiddetta "vallicoltura". La ripresa di questa attività fu promossa dalla religiosa pratica di non mangiare carne il venerdì, rendendo necessaria una maggior disponibilità di pesce. Più tardi, nel diciannovesimo secolo, l’allevamento di cozze divenne pratica comune, specialmente nel mediterraneo occidentale e nel Mar Adriatico. Tuttora, l’allevamento di cozze è un settore importantissimo. L’acquacoltura intensiva è iniziata in Italia abbastanza di recente, circa 30 anni fa. Ad oggi, le principali specie allevate sono spigola ed orata per quanto riguarda l’acquacoltura marina, e trote, carpe, storioni e anguille per l’acquacoltura d’acqua dolce.

La produzione di orate a branzini (spigole) è stata ripresa recentemente in allevamenti privati, inizialmente orientati verso impianti posizionati all’interno, ora rivolti a impianti a mare, ritenuti di gran lunga più efficienti in termini di gestione e livelli di produzione.

L'acquacoltura è perciò parte integrante delle tradizione culinaria italiana e oggi, gli impianti di acquacoltura moderna devo aderire a rigidi criteri di produzione, in modo da soddisfare la crescente domanda di prodotti di alta qualità, basso prezzo, e allo stesso tempo il rispetto per l'ambiente.

SITOGRAFIA