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Cod Art 187bis | Rev 00 | Data 14 Ago 2009 | Autore Pierfederici Giovanni

 

"Esse salgono e tornano indietro due volte nel tempo tra due levate della luna"
Plinio, Storia Naturale

LE ONDE

Abbiamo gia introdotto alcune nozioni relative alle maree in un precedente articolo, dove abbiamo descritto alcuni dei fattori che contribuiscono alla loro formazione. Abbiamo gia descritto come agisce la forza di attrazione della luna e del sole sulla terra. Ora introdurremmo alcuni concetti propri dell'oceanografia, senza comunque trattare l'argomento con pesanti relazioni matematiche. Le maree possono essere descritte come un particolare tipo di onde, ossia delle oscillazioni a lungo periodo del livello del mare. Ma cosa si intende per ONDA? Le onde in prima approssimazione possono essere considerate delle oscillazioni sinusoidali, perlomeno quelle che si muovo in acque profonde. Sono descrivibili attraverso una lunghezza d'onda L, un' altezza H e dal periodo T, come si vede nella figura sottostante:

Foto1

Fig. 1: L = lunghezza d'onda, indica la distanza che intercorre tra due cresce o due cavi dell'onda; H = altezza, indica la distanza verticale tra il punto più basso del cavo e quello più alto della cresta; T = periodo, il tempo che intercorre tra il passaggio di due creste successive in un determinato punto fisso. Si misura in secondi

COME NASCE UN'ONDA

Quando il vento spira sull'acqua, trasferisce parte della sua energia cinetica all'acqua, che è 800 volte più densa dell'aria. Il vento solleva e mette in movimento le onde, attraverso meccanismi ancora poco chiari. E' noto comunque che le dimensioni che le onde raggiungono dipendono dalla forza, dal tempo per il quale esso ha spirato e soprattutto dal FETCH, termine usato in oceanografia per indicare la superficie di acque aperte sul quale il vento può esercitare la propria forza.

LA ZONA DI FETCH

Come detto, il responsabile della formazione delle onde è il vento. L’area di mare soggetta all’azione del vento è detta area di Fecth, che è tanto più estesa quanto più è durevole l’azione del vento stesso. Le prime onde a formarsi sono quelle centimetriche, dette onde capillari, dalla caratteristica cresta arrotondata e da cavi a forma di V. Tale caratteristica si mantiene a causa delle attrazioni molecolari (tensione superficiale) che ancora prevale a causa delle modeste dimensioni delle onde stesse. Seguono le onde vive, spumeggianti che assumono tale caratteristica a causa dell’aumento dell’attrito all’interfaccia aria-acqua. Non tutte le onde riescono a lasciare la zona di origine, quelle con lunghezza d’onda più corte tendono ad estinguersi, le altre a maggior lunghezza d’onda riescono invece a propagarsi lontano dall’area originaria. Queste assumono la caratteristica di treni d’onda regolari che prendono il nome di onde morte o swell wave. La relazione tra l'altezza H delle onde e l'esensione dell'area di fetch è riportata nella figura sottostante:

Foto2

Fig. 2: relazione tra l'altezza delle onde H e area di fetch espressa in miglia nautiche. Kt indica le velocità prescelte del vento espresse in nodi

Periodo

L

Tipologia onda

0 - 0.2 sec.
0.2 - 9 sec.
9 - 15 sec.
15 - 30 sec.
30 sec. più di un ora
12 - 25 ore

cm
fino a 100 metri
centinaia di metri
molte centinaia di metri
fino a Km
centinaia di Km

ripples
wind waves
swell (onde di mare morte)
long swell o forerunners
long period swell - tsunami
tidals - onde di marea

Tab 1: periodo T, lunghezza d'onda L e nome anglosassone di varie tipologie d'onda

Quindi le onde vive sono quelle generate localmente, le swell o onde morte derivano da zone di fecth più o meno distanti. Il modello semplificato per la descrizione di un onda fa riferimento come detto sopra, ad una semplice sinusoide, ed è possibile individuare la lunghezza d’onda L (sui testi è indicata però con il termine λ = lambda) cioè la distanza tra una cresta e l’altra o la distanza tra un ventre e l’altro, ed è possibile individuare l’altezza d’onda H, la distanza verticale che separa la cresta dal ventre. Sulla base delle definizione dei termini gia descritti, ossia L, H e T definiamo:

Ampiezza d’onda A = H/2
Periodo T = 1/f
Frequenza f = 1/T
Frequenza radiale ω = 2π / T
Numero d’onda radiale K = 2π /L
Velocità d’onda V = L/T che corrisponde a ω / K

Dopo lunghi tragitti, le onde swell cominciano a decadere, il che comporta una diminuzione dell’altezza ed un aumento della lunghezza d’onda L, che si traduce osservando le formule sopra, con un aumento della velocità V . Non discutiamo per ora cosa accade in prossimità della costa, quando l’onda comincia a risentire dell’attrito con il fondo e si scompone formando quello che viene detto cavallone. La dinamica di questo evento è complessa e verrà trattata successivamente.
Detto questo, ci limtiamo a dire che fuori dall'area di Fecth le onde continuano a propagarsi, anche in assenza del vento, facendo assomigliare il mare ad un campo ondulato. Queste onde, dette di mare morto o di mare lungo, possono anche sovrapporsi con altre onde provenienti da aree di fetch diverse, tendono così a sovrapporsi e a divenire più alte. Ma in genere la loro energia viene dissipata poiché le stesse onde con il passare dei giorni sono distribuite su un'area molto grande e quindi l'energia per unità di area scende, inoltre contribuiscono a questo anche la forza di gravità e l'attrito tra le molecole di acqua, ragion per cui l'altezza delle onde, nella maggioranza dei casi decresce con il passare dei giorni. L'altezza si riduce di circa 1/3 ogni volta che le onde percorrono una distanza in Km equivalente a 6 volte la lunghezza d'onda, per esempio un'onda alta 1,5 metri e di 25 metri in lunghezza d'onda, si riduce ad un'altezza di 1 metro dopo aver percorso 6 x 25 = 150 Km. Queste onde, da ultimo hanno dei profili molto regolari, a differenza dei profili delle onde vive all'interno dell'area di fecth. Nella figura 3 è riportato il profilo delle onde all'interno e all'esterno dell'area di fecth.

Foto3

Fig. 3: in evidenza, l'area di fetch e l'area di dispersione esterna, che evidenzia i cambiamenti di profilo delle onde. Da: Invitation to Oceanography di Paul R. Pinet. Modificato.

Le onde morte possono entrare in un'area di fetch e incrociarsi quindi con le onde vive generate all'interno della stessa area, per cui subentrano fenomeni di interferenza. Le onde possono annullarsi, sommarsi ecc... In tal caso si parla di mare incrociato, condizione che può verificarsi anche per altri motivi, per esempio sotto costa, dove subentrano anche fenomeni di riflessione che favoriscono la presenza contempranea di più tipologia di onde. Riassumendo, da quanto detto è ovvio che le onde più grandi si formano in aree di mare molto estese, quindi negli Oceani. In particolare gli oceani dell'emisfero sud sono la patria delle onde con valori di lunghezza d'onda molto alti, sino a 800 metri, mentre le zone del Pacifico e dell' Atlantico settentrionale sono la patria delle onde più alte, grazie alla costante presenza di venti occidentali molto sostenuti.

LE ONDE PRECORRITRICI

E' possibile osservando le onde di mare lungo, e facendo un percorso a ritroso, risalire all'area della loro formazione? L'evento meteorologico che le ha generate sarà sicuramente mutato, si sarà spostato oppure si sarà gia esaurito, poiché le onde di mare lungo spesso arrivano da aree distanti anche migliaia di Km. Eppure tra queste onde se ne nascondo altre, molto piccole, di lungo periodo e che viaggiano a gran velocità, anche oltre gli 8o Km/h. Sono le onde precorritrici o forerunners wave. A occhio nudo sono difficli da individuare, occorrono boe oceanografiche di rilevazione. Grazie alla strumentazione è quindi possibili risalire all'area della loro provenienza, individuando distanza e tempo impiegato per percorrerla. Ora individuare le zone di fecth attraverso l'analisi di queste onde ha perso di significato, satellitti e carte meteorologiche che mostrano la situazione in tempo reale permettono di avere risultati molto più precisi e affidabili. I surfisti tuttavia sono esperti nell'individuazione delle forerunners wave poiché è noto che precedono le grandi onde da cavalcare.

QUANDO L'ONDA ARRIVA SOTTO COSTA

Al passaggio di un'onda non vi è mai spostamento di massa d'acqua. Osserviamo un gabbiano adagiato sull'acqua, al passaggio dell'onda esso non si muove, anzi tende a risalire il cavo dell'onda, raggiunge la cresta e scende lungo il suo profilo fino a ritornare al punto di origine. Se potessimo congiungere tutti i punti toccati dal gabbiano, si ottiene un cerchio, esattamente come riportato in Fig. 1. Le orbite percorse dalle particelle d'acqua sono dunque circolari e chiuse. Tali orbite divengono via via ellittiche e più piccole con l'aumento della profondità, sino ad annularsi. Quando la profondità dell'acqua è minore della metà della lunghezzaa d'onda L, l'onda stessa risente molto dell'attrito con il fondo e comincia a incresparsi. L'onda da sinusoidale diviene cuspidata, da stabile quale era diviene instabile. Comincia a delinearsi il frangente. L'argomento relativo alle modificazioni delle onde sotto costa sarà trattato nella seconda parte di questo articolo.

BIBLIOGRAFIA