UNA GIORNATA ALL'OASI DI BRUSCHERA
Sopra, l'ingresso dell'oasi Bruschera
Ultimamente, sul nostro sito abbiamo dedicato alcuni articoli alle zone umide di acque dolci; ritorniamo ancora una volta sull'argomento descrivendo un'uscita effettuata in una zona umida molto importante ed interessante. Il tutto ha inizio un sabato del mese di luglio, quando io e l'amico Valter Tessari (fotografo naturalista e valido collaboratore del nostro sito), decidemmo di comune accordo di visitare un'oasi naturalistica poco distante (una ventina di Km) dalla zona in cui risiediamo. La zona in questione è ubicata a sud dell'abitato di Angera, amena cittadina lacustre situata sulla sponda lombarda del lago Maggiore, in provincia di Varese, famosa tra l'altro per la sua rocca Borromea, un castello medioevale risalente nelle sue parti più antiche al XII-XIII secolo, che domina maestoso il lago.
La zona umida in questione è denominata oasi Bruschera; questo territorio è situato ad un'altitudine compresa tra i 197 e i 200 metri sul livello del mare, si sviluppa per circa 2 Km in prossimità del lago ed è delimitata a nord da una roggia, la roggia Bruschera, da cui tutta la zona prende il nome. La zona è attraversata da diversi corsi d'acqua minori, tra questi ricordiamo il torrente Vepra e la roggia Sacri Cuori.
L'oasi è stata istituita nel luglio 1998 dalla regione Lombardia e solo nel 2004 è entrata a tutti gli effetti e a giusto titolo, a far parte della rete naturalistica dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC); attualmente è gestita dal comune di Angera, in collaborazione con la provincia di Varese.
Dopo questa breve introduzione, andiamo ora a descrivere più in dettaglio l'escursione.
Raggiunta Angera e lasciata l'auto nel parcheggio di via Arena, ci incamminiamo velocemente verso un sentiero sterrato che avvia verso il bosco e poi all'entrata ufficiale dell'oasi. Proseguiamo oltre, costeggiando un fitto canneto, raggiungiamo in breve un ponticello di legno che sotto l'ombra di alcuni salici ci permette di superare una prima roggia. L'ambiente circostante è costituito nella prima parte del percorso da alberi di robinia (Robinia pseudoacacia) ma, ben presto, notiamo anche esemplari di quercia (Quercus robur) e di altre essenze tipiche di boschi igrofili e umidi, quali salici (Salix alba), pioppi (Populus nigra) e ontani (Alnus glutinosa).
Oltrepassato il ponticello osserviamo sulla superficie dell'acqua molte libellule (Libellula depressa e Orthetrum cancellatum) e damigelle (Calopteryx splendens e Calopteryx virgo) dalle ali con vivi colori metallici verdi bluastri cangianti mentre, seminascoste da alcuni frustoli vegetali galleggianti, fanno capolino alcune rane verdi (Rana lessonae) che ben si mimetizzano tra le lenticchie d'acqua (Lemna minor) che in alcuni tratti ricoprono letteralmente la superficie della roggia.
Proseguendo oltre e tenendo la destra, ad un bivio e oltrepassando un secondo ponticello, il sentiero volge parallelo al lago; alla nostra sinistra notiamo un primo stagno circondato da canneti in cui osserviamo una coppia di tarabusini (Ixobrychus minutus) intenti a pescare, mentre tra le foglie di nannuferi (Nuphar luteum) vi è immobile un magnifico esemplare di airone cinerino (Ardea cinerea).
Proseguiamo la nostra escursione e in breve raggiungiamo un secondo stagno le cui rive sono sempre circondate da folti canneti (Phragmites australis e Thypha latifolia), mentre la superficie dell’acqua è letteralmente ricoperta da esemplari di utricularia (Utricularia vulgaris); quest'ultime sono piante acquatiche sommerse con l'eccezione degli scapi floreali. La pianta non ha radici, per cui i fusti, fragili e ramificati, galleggiano liberamente nell'acqua. Molto particolari e caratteristici sono le loro foglie finemente divise in lacinie sottili, alcune delle quali trasformate in piccoli ascidi denominate "vescichette da cattura",che hanno lo scopo di imprigionare le pulci d'acqua: sulla parte anteriore le vesciche sono chiuse da una specie di valvola circondata da setole; quando la valvola si apre di scatto risucchia l'acqua e la preda viene imprigionata e poi digerita; in questo modo la pianta supplisce alla carenza di ioni ammonio. I fiori, disposti su uno scapo squamoso di colore rosso-bruno, sono in numero variabile da tre a dodici e sono di un bel colore giallo.
All'improvviso, vicino a questo piccolo invaso, notiamo avvicinarsi minaccioso un grosso cigno (Cygnus olor) che, soffiando, cerca di farci capire che forse nelle vicinanze è presente il suo nido non individuabile dalla nostra posizione.
Proseguendo sul sentiero raggiungiamo un punto in cui la visuale sul lago è veramente fantastica. La vista spazia dall'abitato di Angera con la sua rocca sino all'isolino Partegora, ove sulle sue rive da alcuni anni vive stanziale una colonia di cormorani (Phalacrocorax carbo).
Una curiosità che riguarda l'isolino Partegora, nei pressi della quale l'illustre scienziato Alessandro Volta (1745-1827) notò, durante un giro in barca con gli amici, la risalita di bolle d'aria dal fondale. Incuriosito da tale fenomeno, prelevò un campione delle acque e scoprì così "l'aria infiammabile delle paludi", cioè il metano che, nel nostro caso, scaturisce dalla decomposizione della vegetazione sommersa.
Lanchetta oasi Bruschera
Oltre questo punto il sentiero prosegue e si raggiunge in breve un capanno di osservazione posto nelle vicinanze di una lanchetta (immagine qui sopra), circondata dai soliti canneti. Qui, fra esemplari di folaghe (Fulica atra) e di germani reali (Anas platyrhynchos), siamo stati testimoni di una "parata nuziale" di una coppia di svassi maggiori (Podiceps cristatus).
Nella stagione più propizia, in primavera, gli avvistamenti di animali sono più frequenti. Sono stati segnalati esemplari di marzaiole (Anas quequedula), mestoloni (Anas clypeata), moriglioni (Aythya ferina), tuffetti (Tachybaptus ruficollis), il raro falco di palude (Circus aeruginosus) e persino il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus). Segnalato anche l'airone rosso (Ardea purpurea), che è possibile osservare quando nidifica nell'oasi, ma la sua diffidenza e il suo mimetismo lo rendono difficile da individuare tra la folta vegetazione del canneto.
Questo lembo di territorio è molto ricco anche di specie vegetali; presente la felce florida (Osmunda regalis) e la matteuccia (Matteuccia struthiopteis) oltre ad altre essenze arboree legate ad ambienti umidi; tra questi i più vistosi sono la lisimachia (Lysimachia vulgaris e L.nummularia), la sagittaria (Sagittaria sagittifolia), le ninfee (Nymphaea alba), il nannufero (Nuphar lutea).
Poco oltre il capanno di osservazione, il sentiero prosegue verso una zona cintata in cui sono ubicate delle vasche di fitodepurazione del depuratore dell'acqua della città di Angera. Anche in queste vasche notevole è la presenza di fauna selvatica. Noi abbiamo avuto la fortuna di osservare oltre a varie folaghe, anche una coppia di nutrie (Myocastor coypus), tra cui un esemplare albino (immagine sottostante). Questi mammiferi, chiamati impropriamente castorini, furono importati in Europa dagli allevatori di pellicce ma, come spesso accade, alcuni esemplari sfuggirono all'allevamento e si propagarono in modo massiccio allo stato selvatico. Purtroppo, come abbiamo già ricordato, tutti gli animali alloctoni creano sempre delle alterazioni e competono vantaggiosamente a discapito delle specie autoctone. Nel caso della nutria la responsabilità dell’uomo è palese.
Guardando verso il lago un'ultima emozione per questa straordinaria giornata passata a contatto con la natura, un gruppo di morette tabaccate (Aythya nyroca), in formazione volano leggiadre sulla superficie del lago e in un battibaleno scompaiono nel cielo ormai prossimo al tramonto.
Personalmente invitiamo tutti coloro che vogliono passare una giornata diversa a contatto con la natura, di visitare questa zona; ogni periodo dell'anno è unico e irripetibile e questo anche grazie alla particolare atmosfera che solo il lago sa trasmettere.
Testi e foto di Valter Tessari e Luoni Ottavio.
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