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04 AGOSTO

ALLUVIONE REFRONTOLO, ANCORA DISINFORMAZIONE
Eccoci, come previsto, a scrivere di nuovo di morti e alluvioni. E come sempre accade, sale la rabbia di fronte alla disinformazione dei media e alle balle (non quelle di paglia) dei rappresentanti delle istituzioni. Tralasciamo le baggianate giornalistiche dei vari Tg nazionali e regionali ed occupiamoci del presidente della regione Veneto, Luca Zaia, che ha detto: "La concausa evidente è che si è creata un'ostruzione del torrente che ha dato vita a una diga naturale, probabilmente creata dai rami e da tutto quello che scende nei torrenti durante i temporali, tra cui balle di fieno giganti. Quando la diga si è rotta ha liberato 4-5 metri di acqua di altezza, un piccolo Vajont. C'è stata una devastazione di mezzi fino a 700-800 metri dal fiume, un disastro". Evidente che Zaia ha cercato di dire che questa volta la colpa non è della cementificazione, ammettendo così che la scriteriata cementificazione della regione che amministra c'è stata e c'è tuttora.
Peccato, però, che le sue parole sono state prontamente smentite dai tecnici e da chi di torrenti e fiumi se ne intende davvero, dopo soli 5 minuti: "Le balle di fieno non c'entrano nulla - il territorio di Refrontolo, colpito da una tragica alluvione anche nel novembre del 1959, ha subito negli ultimi 40 anni continui affronti; intere colline sono state sbancate e terrazzate per far posto ai vigneti".
Il presidente dei geologi del Veneto, Paolo Spagna, rincara la dose sostenendo che "la tragedia di Refrontolo si colloca al centro di un problema idrogeologico più volte evidenziato e che coinvolge tutta l'area collinare dell'Alta Marca trevigiana. I terreni che costituiscono l'impianto geologico del Montello, sono resi oggi ancora più fragili dall'azione intensiva dell'uomo, che riscontrandone il pregio sotto il profilo enologico, in particolare per la coltivazione del pregiato prosecco, interviene massicciamente con sbancamenti per nuovi impianti di vigneti. Se a questo aggiungiamo l'incuria dei boschi e i cambiamenti climatici che portano sempre più spesso ad avere a che fare con le cosiddette 'bombe d’acqua', il pericolo per chi abita quelle zone diventa una certezza".
Noi di biologiamarina.eu riteniamo che sia inutile allargare il contesto e tirare in ballo i cambiamenti climatici (ricordiamo che clima e meteo sono due cose distinte ed è un errore grossolano considerare identiche le due discipline). Il problema principale sta nelle continue modifiche che il territorio italiano ha subito e subisce negli anni.
Nel caso di Refrontolo, le cause principali che hanno portato alla tragedia, sono essenzialmente due:

1) il territorio, complesso dal punto di vista geologico e idrogeologico, ha subito, nel corso degli anni, affronti notevoli, lo dimostrano la cartografia agronomica e le immagini dei database satellitari, ormai accessibili a tutti. Molte zone boschive sono state rase al suolo (alcuni dicono che si tratta di aree un tempo coltivate a vite e poi abbandonate negli anni '50 e '60 del secolo scorso, ma gli alberi secolari abbattutti dimostrano il contrario).
2) l'ingenuità delle persone; regola banale, ma fondamentale, è quella che vieta la sosta e il campeggio in aree fluviali e golenali durante eventi meteo anche di bassa intensità, perché non si può mai sapere cosa accade a monte. Questa regola è anche la più disattesa e sono vivi i ricordi dei tanti campeggiatori che hanno perso la vita (in calabria, in Spagna ecc...). Inoltre, l'evento di Refrontolo non è stato improvviso, ma lento e tale da consentire ai partecipanti della sagra di abbandonare i luoghi interessati dalla piena. Perché non se ne sono andati? Domande inutili, è completamente scisso quel legame con la natura che un tempo permetteva all'uomo la convivenza con ogni genere di ostilità.
Per approfondire: nei mille Refrontolo d'Italia..... ;

 


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