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13 LUGLIO

SENZA FRENO IL DECLINO DELLE RISERVE ITTICHE DEL MEDITERRANEO

Non sono buone le condizioni delle riserve ittiche del Mediterraneo, lo sfruttamento è aumentato in modo costante negli ultimi vent'anni, determinando una forte riduzione del numero di esemplari. Lo afferma un nuovo studio condotto, su nove specie di pesci, che lancia l'allarme sulla necessità d'implementare nuove pratiche di gestione delle riserve e controlli più stringenti sulle attività di pesca

Le riserve ittiche del mare Mediterraneo sono andate continuamente deteriorandosi negli ultimi vent'anni, nonostante l'implementazione di pratiche di conservazione in molti paesi europei. In un nuovo rapporto pubblicato su Current Biology a firma di Paraskevas Vasilakopoulos e colleghi del Centro greco per la ricerca marina, viene lanciato un forte richiamo affinché si arrivi a un monitoraggio stringente delle attività di pesca, a una migliore implementazione delle regolamentazioni sulla pesca e a piani di gestione avanzata delle acque del Mediterraneo.
Nel loro studio, Vasilakopoulos e colleghi hanno analizzato le riserve ittiche del Mediterraneo europeo per nove specie, dal 1990 al 2010, per mostrare che il tasso di sfruttamento ha subìto un costante incremento, determinando una consistente riduzione del numero di esemplari.
Le simulazioni al computer mostrano che le riserve ittiche sarebbero meglio in grado di sostenere e recuperare gli attuali ritmi di pesca e produrre migliori risultati a lungo termine se la pesca stessa avvenisse alcuni anni dopo il raggiungimento della maturità riproduttiva degli animali. Questo è vero specialmente per alcune specie come il nasello o la triglia, che vivono in vicinanza del fondo del mare e sono spesso catturate in gran quantità con reti a strascico.
La stessa situazione di declino, spiegano i ricercatori potrebbe riguardare anche altre specie di pesci, sia nel Mediterraneo sia un mari dei paesi del mondo con risorse ittiche limitate. "Negli ultimi dieci anni, gli enti regolatori europei per la pesca hanno collaborato efficacemente al miglioramento delle riserve ittiche dell'Atlantico nord-orientale. Le stesse politiche d'intervento, tuttavia non hanno dato risultati positivi nel Mediterraneo", si legge nello studio. Ciò è dovuto principalmente al fatto che nel Mediterraneo la varietà di specie, così come di metodi di pesca, è decisamente maggiore. Inoltre, il 95% della flotta di pescherecci opera su piccola scala e su una linea di costa molto vasta, rendendo molto difficoltosi il monitoraggio e l'applicazione delle normative, che richiederebbero un impegno finanziario maggiore di quello che molti stati europei sono disposti a sostenere. Fonte: Le Scienze.


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