LA PESCA NELL'OCEANO ARTICO SENZA GHIACCIO, USA E CINA ALL'ATTACCO?
[12 Febbraio 2015]
Il noto giornalista e fotografo ambientale canadese Ed Struzik fa notare su Yale Environment 360 che, mentre il pesce sta iniziando a migrare verso il cuore del mar Glaciale Artico, sempre più libero dai ghiacci, e le flotte commerciali prendono di mira uno degli ultimi luoghi del mondo non sfruttati dalla pesca, cresce la necessità di un Trattato internazionale per proteggere la vita marina nel bacino centrale dell’Artico".
Infatti, il ritiro costante di ghiaccio marino nell'oceano Artico, sta aprendo la strada ai pescherecci verso le sue acque, un'area che copre circa 1.1 milioni di Km quadrati nel cuore del mar Glaciale Artico, dove nessun paese ha mai esercittao una reale pressione di pesca, essendo la calotta permanente per tutto l'anno.
Ora, in estate, il riscaldamento globale lascia aree sempre più vaste del mar Glaciale Artico prive di ghiacci marini; gli scienziati ed i politici si trovano a dover rispondere ad alcune domande fondamentali: cosa succederà alle specie ittiche che vivono nelle profondità dell'Artico? Quali specie stanno migrano nella regione polare mentre il ghiaccio arretra? Può il mar Glaciale Artico centrale sostenere l'impatto della pesca commerciale nei prossimi decenni?
Questi problemi sono stati affrontati a gennaio a Shangai, durante una conferenza sulla pesca nell'oceano Artico centrale. Secondo Struzik "Che il meeting si sia tenuto in Cina, e non in una nazione artica, è la prova dell'interesse globale per quello che potrebbe essere uno degli ultimi luoghi da sfruttare commercialmente con la pesca".
David Balton, sottosegretario Usa agli Oceani ed alla pesca, ha detto che "E' importante negoziare un accordo sulla pesca nel centro dell'Oceano Artico", ma diversi delegati di altri Paesi non la pensavano come gli americani e non credano che la cosa sia così urgente. Gli esperti di Paesi come Russia, l'Islanda e la Groenlandia hanno sottolineato che alcune specie di pesci, come il tonno rosso e gli sgombri, si stanno già spostando da sud verso nord e che in alcuni casi sono già state osservate migrazioni del merluzzo artico e del capelin verso aree più fredde.
La Groenlandia nel 2014 si è vista assegnare una quota 'esplorativa' di 100.000 tonnellate di sgombri e il governo semi-indipendente si aspetta ora che questa specie diventi la base di un'industria della pesca in rapida crescita. Vyacheslav Zilanov, a capo dell'Associazione degli armatori di pesca del nord della Russia, afferma: "Migrazioni dei pesci simili si stanno verificando nel mare di Barents e in altre acque della Russia artica", ed ha aggiunto di avere pochi dubbi sul fatto che "Il merluzzo polare, il capelin e l'ippoglosso nero possano migrare nell'oceano Artico centrale una volta che il ghiaccio se ne sarà andato. Quando questo accadrà, i pescatori li seguiranno".
In realtà nessuno pensa che nell'oceano Artico centrale sia possibile la pesca già nei prossimi anni, ma la granseola delle nevi e il merluzzo artico frequentano già il perimetro esterno del bacino artico, le aree libere dal ghiaccio in estate; quindi queste specie potrebbero spostarsi "dentro e fuori" il bacino centrale artico. Se a questo si aggiunge che gli scienziati hanno recentemente individuato beluga, foche e orsi polari nel centro del mar Glaciale Artico, si capisce che la migrazione è già in corso, dal momento che foche e cetacei spesso seguono il pesce.
In uno studio pubblicato nel 2013 (Pacific Salmon in the Arctic: Harbingers of Change) un team guidato dal biologo canadese Karen Dunmall dell'Università di Manitoba, ha spiegato come lo spostamento delle correnti e l'arretramento dei ghiacci marini stiano consentendo lunghe ed inusuali migrazioni dei pesci. Come nel 2012, quando alcuni salmoni del Pacifico attraversarono tutto l'Oceano Artico, ed arrivarono nelle acque della Groenlandia e, per la prima volta, molto numerosi nel Canada orientale.
La Cina è più che interessata alla pesca nell'Artico e sta cercando accordi perché la sua flotta di pescherecci (in crescita) possa operare in modo più efficace in acque lontane. Alcuni studiosi cinesi pensano che il loro governo debba invia scienziati su una nave rompighiaccio cinese nel mar Glaciale Artico per lavorare con americani, canadesi, danesi, russi e altri esperti.
Ma probabilmente il destino della pesca nell'Artico lo deciderà l'Arctic Council, l'organismo intergovernativo che raccoglie i governi ed i popoli indigeni dell'Artico, che fino ad ora ha mostrato scarso interesse per la gestione della pesca e non ha mai seriamente discusso della possibie apertura di nuove aree di pesca a causa del Global warming. Come sottolinea Struzik "Il poco interesse dimostrato è svanito quando le relazioni diplomatiche con la Russia – uno dei membri più importanti dell'Arctic Council – si sono raffreddate a causa della crisi in Ucraina".
Balton ha detto: "Anche se il Consiglio fosse interessato, sarebbe impedito dal fatto che due dei membri permanenti fanno parte della Unione europea e quindi sono limitati nella loro capacità di negoziare accordi internazionali di pesca". Secondo il vicesegretario Usa, alla fine si arriverà ad un accordo 'ibrido' "che includa i Paesi artici, come pure i Paesi di pescatori come la Cina, il Giappone, la Corea, il Portogallo e la Polonia".
E' dal 2007 che gli Usa hanno assunto la leadership americana su questo tema emergente, quando il presidente George W . Bush firmò una risoluzione sulla pesca artica che prevede che gli Stati Uniti diano inizio a colloqui internazionali sulla gestione futura della pesca nell'Artico. Barack Obama, il 26 gennaio, ha esteso la protezione ambientale su più di 18.500 miglia quadrate dell'Arctic National Wildlife Refuge in Alaska e, il 27 gennaio, ha vietato permanentemente le trivellazioni petrolifere e gasiere su un'area marina artica di 9.8 milioni di acri, ritenuta ecologicamente importante. Se a questo si aggiunge la moratoria del 2010 sulla pesca industriale in un'area di 200.000 miglia quadrate al largo delle coste dell'Alaska, è chiaro che il rappresentante speciale degi Usa per l'Artico, l'Ammiraglio Usa Robert Papp Jr., non stava scherzando quando ha recentemente promesso di "Mettere sotto steroidi l'Arctic Council, quando gli Usa ne assumeranno la presidenza di turno, il prossimo aprile.
Bolton a Shangai ha avvisato: "Avremo un programma ambizioso quando presiederemo l'Arctic Council. Resta da vedere se saremo in grado di ottenere che tutto sarà fatto in due anni".
Speriamo solo che non sia il preludio ad un nuovo saccheggio di risorse naturali. Fonte: GreenReport.
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