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Cod Art 0521 | Rev 01 del 07 Feb 2013 | Data 05 Giu 2012 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

LA MORMORA

Classe: Actinopterygii
Sottoclasse: Osteichthyes
Superordine: Acanthopterygii
Ordine: Periformas
Sottordine: Percoidei
Famiglia: Sparidae
Genere: Lithognathus
Specie: mormyrus
Nomenclatura binomiale: Lithognathus mormyrus, Linnaeus, 1758.
Sinonimi: Sparus mormyrus (Linnaeus, 1758) Pagellus goreensis (Valenciennes, 1830), Pagellus mormyrus (Linnaeus, 1758), Sparus mormyrus (Linnaeus, 1758), Lithognathus mormyrus (Tortonese, 1955).
Nomi comuni e vernacolari: Murmere, murmora, murmuro (Abruzzo); Ajiula, gagjulu, murmura, praila (Calabria); Marmele, marmolo, marmora, marmoro, armuro, mirmora, mormoro, murmora (Campania); Maemarozza, marmele, armora, marmoro, mormillo, pesce mormor (Lazio); Mormero, mormo, ormoa, mormoria, mormou, mormua, murmena, murmoa, murmua (Liguria); Ormoro, mormora, mormra (Marche); Cascioli, casciolu, casciula, casciulu, gasciola, asciula, goscèle, marmuro, mormi, murmuro, òsciola, vasciola, oscele, vosciola (Puglia); Ajulu, bristanu, mamungiuni, marmura, urmilluni, murmungioni, murmura, murudda, vristanu (Sardegna); Iola, aiole, ajoula, ajula, ajulu, ajulu impiriali, gajula, aiula, marmora (Sicilia); Mormora, murmuro (Toscana); Morma, mormiro, mormora, mormorino, mormor, mormura ( Veneto).

 Banco Lithognathus mormyrus
Mormore (Lithognathus mormyrus, Linnaeus, 1758). Fonte immagine [2].

Questa breve monografia è dedicata alla mormora (Lithognathus mormyrus, Linnaeus, 1758), pesce che interessa sia la pesca professionale che quella sportiva.
Ricordo che da bambino, durante la primavera e l’estate, quando rimanevano ormeggiati in porto i grandi pescherecci, mio padre mi portava sempre a pesca, con la classica batana (imbarcazione a fondo piatto tipica dell’Adriatico centrale), oppure con i più veloci e maneggevoli gommoni o gli scafi in vetroresina. All’epoca la pesca non aveva i problemi di oggi, anche se, con il senno di poi, furono proprio i primi anni ottanta a mostrare i primi indizi di un problema ben più grave che oggi chiamiamo overfishing.
Il problema tuttavia non interessava le mormore, infatti ogni volta che si usciva, esse non mancavano mai. Si catturavano anche non volendo (erano soprannominate 'attaccatutto'), ovvero con esche e attrezzature concepite per altri tipi di pesca, sia sottocosta che parecchie miglia fuori. A volte erano addirittura troppe e si inveiva quando dall’acqua usciva di nuovo un’altra mormora.
I pescatori della domenica (non me ne vogliano quelli attuali più preparati e meno ingenui di quelli di allora), armati di tutto punto, con i loro mustad e le loro esche dedicate, sulle quali imbastivano lunghi quanto improbabili discorsi, non potevano che suscitare ilarità e tante risate; guai ad utilizzare qualcosa di diverso da un anellide, ancor meglio un'arenicola o un mollusco come il cannollicchio o la vongola. E guai a non utilizzare le loro 'movenze', che prevedevano il lancio e il recupero a strappi, allo scopo di creare sul fondale una nuvoletta di sabbia. Di fatto, le mormore si prendevano comunque e non perchè fossero giuste le loro tecniche. E di fatto, anche senza ardiglione era sempre troppo semplice catturarle. Oggi, almeno dalle mie parti, la situazione è ben diversa e la cattura di un esemplare può richiedere anche qualche ora.

La mormora è un pesce dal corpo slanciato ed allungato, schiacciato lateralmente, con la testa ben protesa. Dunque è facile da riconoscere anche per i non esperti, anche per la sua livrea. I fianchi sono argentei e delle belle striature scure (sei - sette in tutto) si alternano a cominciare dalla linea laterale. Altre sei - sette linee verticali più piccole e meno marcate, si intercalano a quelle più scure. Il dorso è grigio – bruno. L'iride è di un colore bianco – giallo. La pinna dorsale è unica, bassa e sorretta da piccoli raggi sino in prossimità della pinna caudale. Il termine Lithognathus deriva da lithos (pietra) e gnathus (mascella), ha a che fare con i piccoli molari conici della specie, disposti su due o più file sulla mandibola e da tre o più file sulla mascella.
La livrea con le caratteristiche striature alternate, indica che la specie è tipica di ambienti sabbiosi, infatti permette al pesce di confondersi con i ripple marks del fondale, ovvero le caratteristiche ondulazioni della sabbia.
Un tempo si pescavano esemplari di dimensioni medie di 25 – 30 cm. La massima lunghezza riportata è di 55 cm, tuttavia oggi le dimensioni medie sono alquanto ridotte e più frequentemente si catturano esemplari attorno ai 20 – 25 cm. La specie è demersale e diffusa in tutte le acque subtropicali tra i 50°N - 40°S, sino a 150 metri di profondità. Per ragioni poco chiare, è assente nel mar Nero.
Si nutre prevalentemente di piccoli crostacei, molluschi e anellidi che trova sui fondali sabbiosi, che predilige. Lungo le coste rocciose e povere di sedimento fine è meno comune, e caccia piccoli invertebrati e, in alcuni periodi dell’anno, si nutre anche di uova.
La specie, che in Mediterraneo frega tra giugno e luglio, è ermafrodita sequenziale, ovvero sviluppa dapprima gonadi maschili (attorno ai due anni e a 14 cm di lunghezza) e quando raggiunge una certa taglia (21 - 28 cm, 4 - 7 anni), le gonadi femminili. Si parla in questo caso di proterandria. La bibliografia riporta anche casi di femmine primarie, ovvero esemplari che alla maturità (2 anni), sviluppano direttamente gonadi femminili.
I valori sopra riportati sono indicativi per i nostri mari, vi sono infatti delle differenze tra le popolazioni del nord Adriatico e quelle, per esempio della Sicilia. Vitale et al. riportano divergenze nei tassi di crescita, di mortalità e del periodo di inversione sessuale, persino tra popolazioni contigue, come quelle campionate a Selinunte e Licata [3].
Alle isole Canarie il periodo di riproduzione è più ampio e va da giugno a dicembre, seppur risulta essere più intenso tra agosto e settembre. Mediamente, come riportano Lorenzo et al. la maturità è raggiunta a 2 anni (lunghezza 207 mm, maschi) e a 3 anni (lunghezza 246 mm, femmine).
Il vantaggio evolutivo della proterandria, almeno nel caso delle mormore, che sono pesci gregari e che non formano grandi banchi, consiste nel fatto che una femmina, essendo più grande, produce anche più uova. Gli avanotti permangono sottocosta e anche negli estuari. In alcune zone, come il sud Africa, possono rimanere anche nella zona di surf. Le larve, raggiunta la dimensione di circa 2 cm., si portano verso il fondo, acquisendo il comportamento dell'adulto.

Curiosità
La specie è spesso parassitata da quelli che i pescatori chiamado 'pidocchi'....si tratta in realtà di crostacei isopodi parassiti come Anilocra mediterranea. Le branchie sono spesso parassitate da diverse specie di trematodi.
Non è difficile allevarla in acquario, si adatta abbastanza bene se il soggetto è adulto, meno bene se è troppo giovane, si possono avere infatti problemi con l'alimentazione e alcune malattie. Nel suo ambiente naturale, la mormora non appare molto diffidente e spesso è possibile seguirla da vicino, senza problemi.
In molti dipinti di Pompei, sono raffigurate molte specie di pesci. Alcuni autori, come Thompson (1977), suggeriscono che le argentee livree attribuite a Serranus scriba, appartengano in realtà a Lithognathus mormyrus.

Caratteri meristici
D: XI-XII, 11-12; A: III, 10-11; P: 15-16; V: I,5. branchiospine: 14-17, 14-15.
I caratteri meristici sono quelli che possono essere quantificati. D indica la dorsalis e i numeri che seguono indicano i raggi ossei (XI-XII) e i raggi molli (11-12). A = analis, con III raggi ossei e 10-11 raggi molli. P = pectoralis, con 15-16 raggi molli; V = ventralis o pelviche, con I raggio osseo e 5 raggi molli.

Lithognathus mormyrus
Tavola Lithognathus mormyrus (Linnaeus, 1758). Fonte immagine [1].

Mormora

Una mormora acquistata al mercato del pesce, spacciata per freschissima, in realtà trattasi di prodotto decongelato.

BIBLIOGRAFIA