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Cod Art 405 | Rev 00 | Data 19 Apr 2011 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

L'IDROPISIA E L'IDROPISIA DELLA CARPA - IDC (Infectious Dropsy of Carp)

Tags: idropisia, idropisia acuta, idropisia cronica, rubella, rubeola, ascite infettiva, ascite infettiva dei Ciprinidi, setticemia della carpa, malattia primaverile, eritrodermatite infiammatoria, Spring Viremia of Carp Virus, Infectious Dropsy of Carp, SVCV (Spring Viremia of Carp Virus

Il termine idropisia (sinonimo di edema, idropsia) indica l’accumulo di liquido sieroso in una cavità del corpo. Si tratta di un termine correntemente usato per indicare una o più patologie dei pesci; in realtà indica piuttosto un sintomo di malattie multifattoriali a eziologia complessa.
Dell'idropisia della carpa esistono due forme, quella acuta, causata da un patogeno virale (Rhabdovirus carpio, descritto nel 1971 da Fijan) al quale poi si associano batteriosi più o meno gravi, e la forma cronica causata dalla presenza permanente di Aeromonas salmonicida ssp. mogenes, un batterio gram negativo responsabile dell’eritrodermatite infiammatoria termine usato per indicare appunto la fase cronica della stessa malattia. Idropisia della carpa
La malattia da Rhabdovirus carpio o SVCV (Spring Viremia of Carp Virus) si manifesta con l'infiammazione della vescica natatoria o SBI (Swim Bladder Inflammation), nota anche come viremia primaverile della carpa o SVC (Spring Viremia of Carp).
Tutti questi termini possono confondere. Ricordiamo allora che i termini idropisia acuta, idropisia cronica, rubella, rubeola, ascite infettiva, ascite infettiva dei Ciprinidi, setticemia della carpa, malattia primaverile sono tutti praticamente sinonimi.

EZIOLOGIA
La SVC spesso si manifesta durante l’inverno, quando la temperatura scende al di sotto dei 10 °C, mentre sopra i 20 °C la malattia risulta blanda e poco contagiosa. Quando la malattia si palesa completamente, la mortalità va dal 30% al 70% e, seppur ogni fascia di età è suscettibile ad essere infetta, sono i giovani esemplari ad essere maggiormente colpiti (mortalità sino al 90%). La malattia è trasmessa orizzontalmente attraverso le urine, le feci, il muco e i brandelli di cute o delle scaglie. La principale via di ingresso del virus SVC (Rhabdovirus carpio) è rappresentata dalle branchie. La trasmissione verticale (alla prole attraverso le uova) è sospetta, ma non è stata ancora dimostrata. Anche i parassiti ematofagi (Argulus foliaceus e Geometra piscicola) possono veicolare e trasmettere il virus ai soggetti sani. Dopo l’ingresso del virus, le infezioni secondarie da Aeromonas hydrophila sono comunissime.
Inizialmente è possibile osservare il sollevamento delle scaglie, che allontanandosi dalla cute, che spesso diviene marrone e scura, fanno emergere piccole ulcerazioni, cisti e bolle piene di sangue. La cavità addominale si gonfia e si riempie di liquido (vera idropisia). Gli occhi posso divenire sporgenti e perdere sangue (emorragie oculari), mentre l’ano risulta infiammato e protruso. Si ha poi letargia, nuoto asincrono e pedita dell'equilibrio. Se i patogeni responsabili attaccano i reni, si ha anemia, le branchie divengono pallide e si hanno emorragie petecchiali. Al virus si associano spesso altri patogeni opportunisti, come Pseudomonas, Aeromonas e Edwardsiella.
Il periodo di incubazione della malattia varia da 7 a 15 giorni (temperatura dell'acqua a 13 °C), mentre è più lungo a temperature maggiori. Rhabdovirus carpio

MALATTIE SVC CORRELATE
L’SVCV (Spring Viremia of Carp Virus) che ha causato negli anni ’90 gravi perdite negli allevamenti cinesi, europei e israeliani e, più recentemente, negli Stati Uniti, in particolare nel Wisconsin e nell’Illinois, si è manifestata come variante anche in invertebrati acquatici come nelle specie Penaeus stylirostris e P. vannamei e, in questo caso, si parla di malattia SVCV - like virus; per fortuna non si è ancora manifestata nei pesci.

SPECIE COLPITE
Rhabdovirus carpio può contagiare oltre alla carpa comune Cyprinus carpio anche altri pesci , tra questi Cyprinus carpio koi (prima segnalazione nel 2002 nel Nord Carolina), Esox lucius, Lepomis gibbosus, Poecilia reticulata (guppy), Ctenopharyngodon idella, Hypophthalamicthys molitrix, Aristicthys nobilis, Carassius carassius, C. auratus, Tinca tinca, Leuciscus idus, Silurus glanis, Rutilus rutilus, Danio rerio, Notemigonus crysoleucas.

DIAGNOSI
L’unica metodica per l’identificazione del virus SVCV nella forma acuta è la coltura virale. Altrimenti i sintomi possono benissimo essere confusi con altre patologie, per esempio l’infiammazione della vescica natatoria da Sphaerospora renicola. Se dalla carcassa non è possibile estrarre tessuti per la coltura, possono essere ricercati gli anticorpi specifici (test ELISA e metodiche immunoistochimiche). Esistono quattro genogruppi virali:

Altri gruppi sono stati isolati negli Stati Uniti, ma poi si è appreso che appartengono a sottogruppi del genogruppo Ia.

La presenza di Aeromonas salmonicida, causa della forma cronica della malattia, è identificabile con metodiche PCR, poiché la messa in coltura del batterio è particolarmente difficile. Molto comuni i falsi positivi da Aeromonas hydrophila, A. media e Pseudomonas, che determinano lesioni cutanee simili. Aeromonas salmonicida è considerato un patogeno obbligato dei salmonidi ma può vivere benissimo anche lontano dall’ospite per molto tempo. In acqua e in condizioni ottimali, resiste anche per tre settimane, mentre nei sedimenti per tempi molto più lunghi.

TRATTAMENTI
I possibili trattamenti sono efficaci sono allo stadio iniziale e il miglior modo per evitarla rimane la prevenzione, basta semplicemente aver cura delle condizioni igienico - sanitarie dell’acquario. Allo stadio iniziale o per prevenire la malattia si consiglia l’utilizzo di nitrofurantoina, da somministrare in capsule alla dose di 100 mg per 35 litri di acqua. Meglio scioglierla prima in un bicchiere di acqua tiepida e poi versarla previa sifonatura del fondo. Il trattamento deve perdurare almeno 15 giorni al termine dei quali consigliamo il cambio completo dell’acqua. La nitrofurantoina può essere somministrata anche con il cibo, circa 150 mg per 100 grammi, per 9 giorni.
Quando invece la malattia è trattata in una fase avanzata, è possibile usare il Ciprynopur (8 ml ogni 100 litri), o in alternativa sulfamidici o ancora tetraciclina. Quest'ultima decomponendosi colora l'acqua e quindi è necessario poi il ricambio completo. Tutti i medicinali vanno comunque dosati secondo i protocolli veterinari più recenti, da verificare caso per caso.

BIBLIOGRAFIA