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Cod Art 0345 | Rev 00 | Data 11 Nov 2010 | Autore Pierfederici Giovanni

 

   

LA MALATTIA DEL BUCO (Diplomonad flagellate infection)

Tra le diverse patologie che colpiscono i pesci di acquario, quella denominata comunemente “malattia del buco” rimane ancora in parte misteriosa. In passato la malattia che a breve descriveremo, era attribuita unicamente all’azione di protozoi flagellati del genere Spironucleus ed Hexamita, oppure, più raramente a quelli appartenenti al genere Protoopalina. La patologia colpisce prevalentemente pesci appartenenti alla famiglia dei Ciclidi sud americani, in genere di età avanzata. Sono a rischio quindi discus e scalari.

LA MALATTIA

L’hexamitiasi o malattia del buco può essere riconosciuta nelle fasi iniziali quando risultano visibili emissioni di feci mucose e filamentose biancastre, a volte anche di altri colori. Il pesce tende a scurirsi leggermente e diviene inappetente. In questa fase i protozoi flagellati hanno gia massivamente colonizzato l’intestino, e nel giro di poco tempo colonizzeranno altri distretti corporei. Anoressia e cachessia (ovvero deperimento e decadimento generale), si manifestano spesso ma non sempre. Sempre presenti invece le classiche ulcerazioni della pelle.
Inizialmente compaiono delle tumefazioni a livello di occhi, testa, narici e linea laterale (i distretti corporei colpiti sono variabili da specie a specie), che poi tendono ad allargarsi per aprirsi formando un vero e proprio buco. Non vi è emissione di sangue o altre sostanze, se non di un essudato biancastro che risulta essere materiale necrotico. Non sempre i pesci arrivano a questo livello della malattia, alcuni infatti muoiono prima della comparsa delle ulcerazioni, come il caso degli Anabantidi (Labirintidi).

La presenza dei protozoi sopra elencati nelle sedi delle ulcerazioni, ha ingannato per molto tempo coloro che si occupano di patologie dei pesci. Infatti è noto che senza un miglioramento dell’alimentazione, l’utilizzo di farmaci appositi come il metronidazolo non comporta alcun miglioramento.
Da qui la nascita di una teoria diversa che imputa alle carenze alimentari la genesi della malattia stessa, che poi favorirebbe la proliferazione di microrganismi opportunisti. Abbiamo utilizzato il termine “proliferazione” perchè i protozoi sopra elencati vivono come commensali e sono sempre presenti nell’intestino dei pesci. Poi, nei casi di stress alimentari, o anche di altri tipi, l’eccessiva quantità di cortisolo circolante (l’ormone dello stress), sopprime l’attività delle cellule del sistema immunitario dando via alla malattia. Infatti i protozoi, non più controllabili dall’attività dei globuli bianchi, si moltiplicano a dismisura sino ad invadere altri distretti corporei come rene, milza, fegato e pelle.
Inizialmente il sovrannumero di protozoi determina l’ispessimento delle mucose del lume intestinale. Poi aumenta la produzione di muco, tentativo inutile per eliminare l’eccesso degli ex commensali ora definibili parassiti. Cambia quindi la struttura interna delle mucose dell’intestino che non è più in grado di assorbire i nutrienti, e il cibo si accumula parzialmente indigesto per poi essere espulso frammisto a muco. Il pesce diviene anoressico e subentra la cachessia. Non cresce più, e se non si interviene subentra la morte.
Tra i fattori di stress più importanti e responsabili della comparsa della malattia, il primo è il soprannumero, per questo la malattia è più frequente nelle vasche degli allevatori. Il soprannumero è a volte legato alla scarsa qualità dell'acqua, ma anche in caso di acqua pulita, incide egualmente come fattore stressante.
Il secondo fattore è legato alla qualità dell’alimentazione, è indispensabile somministrare sempre fattori immunostimolanti come Vitamina C, D ed E, selenio e soprattutto calcio come lattato.

COME INTERVENIRE

Non sempre la malattia è associata alla presenza dei protozoi, e anche quando questi sono presenti l’azione del metronidazolo (5 mg/litro per 10 giorni) non è risolutiva. Sono indispensabili integrazioni con vitamine e lattato di calcio. La vitamina D3 promuove infatti la produzione di CaBP (Calcium Binding Protein) che legano il minerale e lo trasportano nel circolo ematico. In questo modo e in tempi più o meno lunghi le ulcerazioni, anche le più profonde, scompariranno. Naturalmente occorre intervenire sempre tempestivamente alle prime avvisagli della malattia.

ALTRE TERAPIE FARMACOLOGICHE

Metronidazolo disciolto in acqua: 5 mg/litro per 10 gg;
Metronidazolo soluzione orale;
Magnesio solfato somministrazione orale (per Salmonidi);
Secnidazolo.

ALTRE SPECIE DI PROTOZOI ASSOCIATE ALLA MALATTIA

I generi Chilomastix, Trimitus, Tritrichomonas, Protrichomonas e Monocercomonas vivono di normanell'intestino dei pesci soggetti alla malattia, senza provocare patologia. In particolare ai Salmonidi è associato il protozoo Spironucleus salmonis, e più raramente Spironucleus barkhanus.
Nei pesci d'acquario sono spesso presenti S. vortens e S. elegans, in particolare nei Ciclidi e negli Anabantidi. A questi può associarsi anche il nematode Capillaria, oppure un mix eterogeneo di batteri opportunisti.
Nel caso specifico dei Discus è spesso presente Protoopalina.

BIBLIOGRAFIA