IL DELFINO ANTARTICO
Lagenorhynchus cruciger. Immagine tratta da Antarctica Wildlife 5th, di Tony Soper, Dafila Scott Bradt.
Il delfino antartico (Lagenorhynchus cruciger, Quoy & Gaimard, 1824) è uno dei cetacei meno filmati in assoluto. Le immagini che lo ritraggono sotto la superficie dell'acqua sono pochissimi, e coloro che hanno avuto la fortuna di vederle sono rimasti affascinati da questa creatura così vivace e in perenne movimento. L'esuberanza del delfino antartico sembra essere superiore a quella dei tursiopi. Nuotano molto velocemente (12 - 14 nodi), di frequente appena sotto la superficie dell'acqua, e quando escono per respirare risultano sempre molto rumorosi. Spesso si osservano sulle onde di prua e di poppa delle navi, dove si impegnano in frequenti piroette attorno al proprio asse orizzontale. E non è raro osservarli nuotare insieme ad altri mammiferi come orche, balenottere, iperodonti e lissodelfini. In particolare entra in competizione con le orche per i pesci rimasti attaccati ai lunghissimi palamiti calati nelle fredde acque antartiche. Sino al 50% dei pesci catturati con i palamiti possono rimaner preda o delle orche o dei delfini antartici. In un filmato, che ho avuto modo di vedere, un'orca femmina si aggirava tra i palamiti desolatamente vuoti perchè preceduta da un gruppo numeroso di delfini, e questo sembrava renderla triste e delusa, quasi tale sentimento si intravedeva negli occhi dell'orca.
Il delfino antartico è conosciuto con il nome comune di lagenorinco dalla croce e fu descritto per la prima volta solo nel 1824 da Quoy e Gaimard durante le spedizioni in Antartide dell’Uranie e del Physicienne. Una precedente descrizione risalente al 1820, testimonianza di un avvistamento a 49 ° S tra Capo Horn e l’Australia, aveva comunque messo sulla buona strada i due scienziati. Nel 1826 Lesson e Garnott descrissero un’altra specie, Delphinus bivittatus, avvistato in prossimità delle isole Fakland, considerata omonima del Lagenorhynchus cruciger. Presso il British Museum esiste anche un olotipo denominato Lagenorhynchus clanculus, ma anche tale termine è ora considerato sinomino (Fraser & Noble, 1968). E altresì noto come L. wilsoni o lageroninco di Wilson, nome coniato da Edward Adrian Wilson (1872 - 1912), un naturalista ed esploratore dell’antartico. Il termine Lagenorhynchus cruciger deriva dal latino crux che significa croce (cross in inglese) e gero, che significa sostenere (to bear in inglese), letteralmente il termine significa “portatore di corce”. In lingua anglosassone i due termini formano la parola cross-bearing, che significa “clessidra” e che indica il disegno bianco ai fianchi dell’animale, che lo rende inconfondibile. Quindi gli anglosassoni lo chiamano hourglass dolphin, mentre i francesi dauphin à museau court, gli spagnoli delfin cruzado e in italiano semplicemente delfino antartico, il termine lageroninco dalla croce è poco diffuso. Per le altre numerose sinonimie vedere la tabella qui sotto:
Lagenorhynchus cruciger |
Nome ufficiale |
Delphinus cruciger |
Sinonimi |
La rappresentazione originale del delfino antartico di Quoy e Gaimard, 1824.
Caratteristiche
Distinguere il delfino antartico dagli altri delfini è molto semplice. La macchia bianca a forma di clessidra ai fianchi dell’animale lo rende inconfondibile. Del resto nelle acque in cui vive non vi sono altri cetacei simili. Il resto del corpo si presenta nero, esclusa la regione ventrale che è bianca. I maschi sono a volte leggermente più chiari delle femmine. Il colore delle pinne può essere variabile, dal beige, al grigio al rosa. Non si conosce la livrea degli individui giovani. Il rostro si presenta corto e poco sviluppato, solitamente nero. Il dorso è nero e la pinna dorsale si presenta alta e ricurva, con il margine anteriore convesso e il margine posteriore a volte concavo. Negli individui più anziani e nei maschi la pinna si presenta uncinata. L’altezza massima della pinna dorsale misurata è di 17 cm. L’adulto raggiunge circa 180 cm di lunghezza e 120 Kg di peso. La massima lunghezza rilevata è stata di 182.9 cm.
I denti sono 26 - 34 nella parte superiore e 27 - 35 in quella inferiore. Le prime due vertebre sono fuse e la mobilità del collo è quindi limitata.
L'intestino è lunghissimo, da 18 a 19.7 metri nei pochi individui esaminati. La caratteristica di avere un intestino molto lungo è tipica di tutti i Delphinidae.
Purtroppo le conoscenze relative al ciclo vitale, come il periodo di riproduzione,
la durata della gestazione, la maturità sessuale e altre caratteristiche relative alla biologia e alla fisiologia del delfino antartico sono pressoché sconosciute. Le informazioni di cui si dispone sono scarse e statisticamente poco rilevanti, dato il basso numero di individui studiati.
In due occasioni (RV James Clark Ross 1998/1999 e nel Gennaio/Febbraio 2000) furono registrati diversi click, nela zona a nord e a sud della Georgia del Sud (60 ° S) e a sud della Northwest Antarctic Penisula.
Distribuzione
L'areale di distribuzione del delfino antartico sembra essere molto vasto. Si conosce il limite di distribuzione sud, collocato attorno a 65° S, mentre il confine nord è tuttora sconosciuto. È comunque diffuso sia nell'Atlantico che nel Pacifico meridionale; la maggior densità di individui si riscontra al largo delle coste della Terra del Fuoco (Argentina) e attorno alle Shetland Meridionali (Nuova Zelanda). È l'unico piccolo delfinide osservabile a sud della Convergenza Antartica. Kasamatsu et al. (1988) riportano di esemplari osservati in acque con temperature superficiali comprese tra – 0.3 °C e + 7 °C.
A sud della convergenza antartica, la popolazione stimata, nel decennio 1976/1977 - 1987/1988
ammontava a 144.300 individui.
Ecologia
Il delfino antartico vive in acque con temperature superficiali non superiori a 13 °C. Sembra prediligere acque turbolente e vive in gruppi non molto numerosi. Si sa ancora poco della socialità e del comportamento di questa specie. Sicuramente la sua etologia è molto complessa e diversi esemplari spesso si associano e forse cooperano con altri mammiferi marini, come la balenottera comune (Balaenoptera physalus), la balenottera boreale (Balaenoptera borealis), la balenottera minore antartica (Balaenoptera bonaerensis), l'iperodonte australe (Hyperoodon planifrons), il berardio (Berardius), il globicefalo (Globicephala melas) e il lissodelfino australe (Lissodelphis peronii). I gruppi si associano anche ad uccelli marini come gli albatros. Spesso lo si osserva saltare con i pinguini e all'interno dei bloom planctonici.
Anche sulla dieta del delfino antartico non si hanno molte informazioni. Dagli esami del contenuto stomacale è emerso che si nutrono di pesci (come Krefftichtys anderson ii), piccoli calamari compresi alcuni della famiglia Onychoteuthidae ed Enoploteuthidae, ma anche crostacei e policheti. La dieta indica che la specie utilizza prevalentemente pesce pelagico, quindi vive prevalentemente in superficie.
BIBLIOGRAFIA
- Fraser - Whales, dolphins, and porpoises - American Institute of Biological Sciences 1966.
- W. F. Perrin, Bernd G. Würsig, J. G. M. Thewissen - Encyclopedia of marine mammals. Elsevier 2005.
- Thomas A. Jefferson, Marc A. Webber, Robert Pitman - Marine mammals of the world: a comprehensive guide to their identification Academic Press 2007.
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