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Cod Art 0293 | Rev 00 | Data 15 Mag 2010 | Autori Vari

 

LA DIATRIBA DEL CLIMA

Noi di BiologiaMarina.eu, abbiamo sempre seguito dall’esterno il dibattito, spesso acceso, dei cambiamenti climatici e non abbiamo mai proposto, almeno sino ad ora, un articolo dedicato. In parte perchè non rientra propriamente nelle nostre competenze e perchè l’argomento è trattato da molti siti, quindi è facile trovare informazioni. Ma ultimamente lo stesso dibattito si è ulteriormente riscaldato, soprattutto dopo il presunto scandalo, ostentato dai negazionisti dei cambiamenti climatici, degli esperti delll’IPCC. Cerchiamo allora di ricostruire l'accaduto.

Nel 1998 la rivista Nature pubblica in un articolo il famoso grafico conosciuto ormai come Hockey Stick (o mazza da hockey). Esso rappresenta i valori delle oscillazioni di temperatura dell'ultimo millennio ed è la prova più citata a sostegno della tesi sul contributo delle attività antropiche al riscaldamento globale. Il lavoro era firmato da Michael Mann e Raymond Bradley del Dipartimento di Geoscienze dell’Università del Massachusetts e da Malcolm Hughes del Tree Ring Research Laborastory, dell’Università dell’Arizona.
Nel 2001 il grafico venne poi incluso nel terzo Assessment Report dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i mutamenti climatici (IPCC), che rappresenterà poi le basi del famoso protocollo di Kyoto. Dal 2003 in poi, quando venne pubblicato un articolo ad opera di Stephen McIntyre e l'economista Ross McKitrick dell'Università di Guelph, sulla rivista Energy and Environment, iniziò un dibattito a suon di articoli pro e contro i cambiamenti del clima., che va avanti ancora oggi.

Nel novembre del 2009 "grazie" ad un furto informatico da un server di posta dell’Università inglese della East Anglia, di migliaia di email scambiate in un decennio dai ricercatori del clima, si gridò allo scandalo. Le mail furono riversate su un server russo e rese disponibili a chiunque. L’accusa principale riguardò la presunta manomissione e/o l’aggiustamento del famoso grafico Hockey Stick, da parte di alcuni autori del Team dell’IPCC. Il Team indica il gruppo di scienziati che scrisse l’articolo del 1998 e altri colleghi che si aggiunsero negli anni. In particolare l’accento fu posto su “come aggiustare l’ultima parte del grafico” quella che evidenzia il repentino rialzo della curva, che rappresenta l’andamento della temperatura media tra l’anno 1000 e l’anno 2000. Sono stati pubblicati molti stralci delle mail; riportiamo di seguito le frasi maggiormente incriminate:

Ebbene, su questo, ci dispiace constatarlo, hanno speculato diverse riviste, anche di prestigio, che hanno subito gridato allo scandalo, senza tuttavia attendere risposte e commenti da parte dei diretti interessati. Tre mesi dopo, infatti, arrivano le mail complete e le frasi posizionate all’interno di un contesto preciso, permisero di ridimensionare il problema. Le stesse email sono state vagliate una per una e non emerse mai il presunto complotto e nessun dato fuorviante o truccato. L’unica cosa negativa che emerse fu la volontà, da parte di alcuni, di non diffondere i dati a scienziati considerati scettici.
E il trucco di Mann? È semplicemente un modo di dire (slang) diffuso negli ambienti accademici anglosassoni, che indica una modalità per risolvere, in modo originale e innovativo, dei problemi originati dalla discrepanze tra due serie di dati.

Più recentemente, dopo la pubblicazione di un editoriale di Enrico Bellone sul numero 498 della rivista Le Scienze, di cui è direttore, il tono si è nuovamente surriscaldato dopo un brevissimo periodo di pausa. Secondo Bellone, i cambiamenti climatici in atto non trovano spiegazioni nell’attività antropica e, “non si dispone di elementi di nessun tipo”, che evidenziano le responsabilità umane. Ebbene, dopo questa (presunta) sottostima delle responsabilità, la rivista ricevette e pubblicò il mese dopo un contributo di 49 scienziati, di parere opposto alla tesi di Bellone. Senza entrare nel merito (per chi volesse approfondire può consultare i numeri 498 e 499 della rivista), sembra che sia stato citato da parte del direttore del noto mensile, una fonte della rete poco attendibile, che a sua volta avrebbe ripreso un contributo parziale da un noto quotidiano italiano. In realtà il quotidiano (l'Avvenire), pubblicò una parte del contributo e sul sito internet il contributo intero. La fonte internet è poi intervenuta in difesa di Bellone, affermando in data 20 marzo 2010 di aver ricevuto insulti dai 49 scienziati italiani, cosa peraltro, secondo il mio modesto parere, non veritiera, come si può leggere a pagina 11 de Le Scienze del marzo 2010 e, addirittura, di aver redatto un contributo in stile stalinista.

Ebbene, tutto questo non può che rattristarci, perchè ancora una volta si perso di vista l’obiettivo principale. Come scrive il filosofo della scienza Moriggi, sulle prime pagine di Newton di questo mese “non è questione riducibile a eventuali conflitti di interessi,e neppure a schermaglie filologichew tra addetti ai lavori. Piuttosto è in gioco la comprensione pubblica della scienza e, dunque il diritto del cittadino di accedere a informazioni e nozioni attraverso cui decidere, consapevolmente del proprio futuro” E ancora “E’ fuori dubbio che si debba smascherare e denunciare ogni disonesta strategia di disinformazione scientifica (e non) volta a tutelare interessi politici o economici.......sbattere in prima pagina il Castello Sforzesco coperto di neve per negare il problema del riscaldamento climatico, non corrisponde a un cristallino esempio di deontologia professionale. E d’altra parte sarebbe altrettanto scorretto sottostimare l’indubbia rilevanza dell’influenza dei fattori antropici sui cambiamenti climatici”.

Intanto, il 12 Maggio è stato presentato il Clean Energy Jobs and American Power Act, il nuovo disegno di legge sui cambiamenti climatici degli Usa. Il senatore democratico John Kerry ha spiegato che gli Stati Uniti intendono diventare leader mondiali nelle energie rinnovabili e ridurre del 17 per cento (rispetto ai livelli del 2005) le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020.

Qualche giorno prima, precisamente il 7 Maggio, la prestigiosa rivista Science ha pubblicato una lettera-appello che si propone di chiudere la vicenda del Climategate. Per questo sono state raccolte sino ad ora 250 firme di scienziati membri delle Accademie Scientifiche Americane. “Siamo profondamente colpiti dalla recente escalation di attacchi politici contro gli scienziati in generale e contro gli scienziati che si occupano di cambiamenti climatici in particolare”, si legge nella lettera. “Tutti devono essere al corrente dei dati scientifici fondamentali. Ma le conclusioni della scienza sono sempre caratterizzate da un livello di incertezza; le dimostrazioni della scienza, infatti, non sono mai assolute”. Quindi è disonesto sostenere che si debba attendere certezze scientifiche assolute prima di agire contro i cambiamenti climatici.

E qui possiamo benissimo riportare il discorso di Kevin Treberth, direttore della Climate Analysis Section del National Center for Athmosferic Research in Colorado, che chiarisce un concetto ulteriore applicabile a qualsiasi disciplina scientifica. Treberth afferma: “Quando la nostra conoscenza aumenta di alcuni fattori, con essa avanza la comprensione di aspetti che in precedenza su trascuravano o si ignoravano”. E nel caso specifico dei cambiamenti climatici: ”L’aumento della conoscenza spesso aumenta i dubbi”. In altre parole si ribadisce, anche da questa frase, che non è possibile avere certezze assolute.

La rivista Science riporta anche: “Gli attacchi sono guidati da interessi speciali e da un atteggiamento di scarsa apertura, non da uno sforzo onesto mirante a fornire teorie alternative, legate a prove scientifiche”. Tra i numerosi scienziati dell’Ipcc, che hanno prodotto numerosi documenti, c’è sicuramente qualcuno che ha fatto errori, ma questi errori sono stati corretti tutte le volte che sono stati riscontrati. Ma nulla di tutto ciò che è emerso finora ha smentito le conclusioni principali sui cambiamenti climatici, che in sisntesi sono:

Gli scienziati che firmano l’appello chiedono la fine di un’azione “in stile maccartista” contro gli scienziati, minacciati di azioni legali e bersaglio di campagne diffamatorie da parte di politici interessati a distrarre l’attenzione del pubblico dai problemi reali. “La notizia buona è che è possibile agire in maniera efficace. La notizia cattiva è che non c’è più tempo da perdere”.