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Cod Art 16bis | Rev 01 del 26 Mar 2013 | Data 16 Nov 2006 | Autore Pierfederici Giovanni

 

   

 

I CICLOSTOMI

Missinoidi e Petromizonti, costituiscono un piccolo gruppo di vertebrati chiamati Ciclostomi (ciclo=circolare + stoma=bocca). In questa sede, ci limiteremo ad una breve descrizione, con l’intento di tornare ad esporre questo gruppo in un secondo momento. I Missinoidi o Missiniformi, comprendono 45-60*¹ specie conosciute con il nome comune di missine (hagfishes, in inglese, termine che può essere tradotto come pesce-megera), sono diffuse nelle acque temperate di tutto il mondo e hanno un ruolo ecologico importantissimo sul fondo degli oceani, contribuendo allo smaltimento delle carcasse dei grandi mammiferi marini, una volta che questi giungono sui fondali. Sono quindi organismi saprofagi, si nutrono cioè di animali morti.
Molti confondono ancora le missine con le anguille, alcuni addirittura le identificano come delle piccole aguglie, ma esse sono evolutivamente distanti dai pesci ossei. Linneo, ma siamo nel 1700, le classificò come vermi marini. Esse sono prive di appendici pari, il loro scheletro è rudimentale, cartilagineo, ed hanno una piccolissima scatola cranica. Sono prive di squame e come detto, appartengono al gruppo degli Agnati, sono quindi prive di mascelle. Mostrano poi, quello che viene indicato come ermafroditismo successivo, sono cioè maschi a maturazione ma divengono femmine successivamente. Nel complesso si conosce poco delle missine; di alcuni generi non sono mai stati trovati esemplari immaturi e non è noto dove si riproducono. Inoltre anche la loro storia evolutiva è incerta. La parentela con le lamprede non è così stretta come si è asserito per lungo tempo, infatti i progenitori delle lamprede avevano uno scheletro osseo, assente invece nei progenitori delle missine. Inoltre le lamprede attuali dispongono di segmenti cartilaginei a protezione della corda neurale, che mancano nei missiniformi.

Anche le missine non sfuggono alla caccia da parte dell’uomo e sono pescate facilmente con delle nasse all’interno delle quali è posta un esca di pesce putrido, cibo ideale per animali saprofagi. Attualmente nel New England il pescato ha superato le 2000 tonnellate annue. Il tutto per fare con le loro pelli, morbide al tatto, borsette, scarpe e altri articoli di consumo.

Le lamprede sono meglio conosciute dai biologi poiché passano parte della loro vita nelle acque correnti dei fiumi e dei torrenti. Attualmente vedere una lampreda nei fiumi italiani è quasi impossibile, visto che sono scomparse quasi ovunque, mentre erano assai numerose un tempo; la maggior parte degli studi risalgono ormai a molti anni fa, quando erano ancora intatti gli ambienti fluviali. Quasi tutte le lamprede sono anadrome (o potamotochi), risalgono quindi i fiumi e i corsi d’acqua per riprodursi. Sono inoltre eurialine, tollerano cioè ampie variazioni di salinità. Solo poche abitano per tutta la vita le acque dolci. Ci sono oltre 40 specie di lamprede, diffuse in tutto il mondo tranne ai tropici e ai poli, e si nutrono del materiale che asportano dalle ferite di pesci ossei a cui aderiscono, senza tuttavia mai ucciderli. Dopo alcuni anni di vita negli oceani le specie anadrome risalgono i fiumi, si riproducono e muoiono dopo la deposizione delle uova, da cui si schiudono larve dette ammoceti (Ammocoetes), le quali dopo alcuni anni metamorfosano in adulti e tornano all’oceano. Le lamprede hanno alcune caratteristiche anatomiche peculiari, ma torneremo su questo argomento.
Tra le specie italiane, la più grande è la lampreda di mare Petromyzon marinus, un tempo diffusa in tutti i corsi d’acqua, ma attualmente scomparsa a causa dello sbarramento dei fiumi (dighe, briglie ecc...) e a causa del crescente inquinamento dei sedimenti, che è tollerato bene dagli adulti ma molto meno dalle larve ammocete. Lampetra fluviatilis è la lampreda di fiume, anch’essa anadromica, ma con alcune popolazioni che completano l’intero ciclo vitale nelle acque dolci. Rarissima, per gli stessi motivi della lampreda di mare. La lampreda di ruscello Lampetra planeri, è una specie esclusiva di acque dolci e non presenta la fase parassitaria tipica delle lamprede adulte. Il prelievo dei materiali dagli alvei fluviali ha contribuito alla distruzione dell’habitat ideale di questa specie. Un'altra specie esclusiva delle acque dolci è Lampetra zanandreai, che può essere trovata anche nelle risorgive della pianura Padana nonché nei corsi d’acqua della stessa regione. La sua sistematica è controversa e per approfondimenti rimandiamo alla consueta bibliografia.

*¹Il numero di specie di missine è controverso e dipende dalle fonti. La maggior parte degli autori concorda per 45 specie, ma recentemente molti articoli ne riportano fino a 60.

BIBLIOGRAFIA