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Cod Art 0271 | Rev 00 | Data 31 Mar 2010 | Autore Marco Angelozzi

 

Carcharodon megalodon

Trenta tonnellate di peso, una lunghezza di 14 metri ed una gigantesca mandibola con denti triangolari di 20 cm: stiamo parlando del più grande predatore dei mari, vissuto fino a circa 1,5 milioni di anni fa. Il suo nome è Carcharodon megalodon, uno squalo estinto caratterizzato da grandi denti (megalodon) massicci e triangolari, seghettati in entrambi i lati, con una lunghezza cha va dai 15 ai 20 cm. Di questo animale sono rimasti soltanto i denti ed alcune vertebre, essendo il suo scheletro cartilagineo, come quello di tutti i Condroitti, e quindi degradabile in brevi periodi di tempo. Analizzando proprio i denti fossili sono state stabilite le dimensioni, arrivando alla conclusione che probabilmente la lunghezza dello squalo megalodonte poteva essere di 13-14 m, con un peso di 20-30 tonnellate.

C. Megalodon

Lo studio degli anelli di crescita delle rare vertebre rinvenute indica che questo animale viveva dai 35 ai 40 anni. Lo squalo megalodonte, a causa delle sue dimensioni, doveva ingerire dai 600 ai 1200 kg di cibo al giorno e le sue prede preferite erano probabilmente i misticeti preistorici, le balene di allora, dai 3 ai 6 metri di lunghezza e da 9 fino a 18 tonnellate di peso. La presenza del Carcharodon megalodon è stata inserita tra il Miocene ed il Pliocene (tra 15 e 1,5 milioni di anni fa) ed il motivo dell'estinzione non è certo: le due ipotesi più accreditate sono quelle dell'abbassamento della temperatura degli oceani ed una diminuzione delle sue prede naturali. Le due situazioni potrebbero anche essere avvenute contemporaneamente, in quanto temperature minori delle acque avrebbero portato le prede del megalodonte, le balene più diffuse, a nuove rotte migratorie diminuendo la disponibilità di cibo del 75%. Alcuni studiosi affermano che lo squalo sopravvisse fino a 10.000 anni fa. Sono stati trovati infatti denti fossili la cui analisi del tempo, attraverso l’accumulo di manganese, porterebbe ai suddetti risultati. Alcune contestazioni a questi risultati riguardano la possibilità che il manganese si sia incrostato in tempi successivi alla fossilizzazione. Numerosi criptozoologi affermano addirittura che lo squalo megalodonte non sia estinto, ma presente in acque profondissime e quindi molto difficile da osservare. Lo scrittore Steve Alten, nel suo libro “MEG”, immagina proprio questo panorama: un esemplare di Carcharodon megalodon, sopravvissuto fino ai nostri giorni a profondità abissali, riesce ad arrivare in superficie (superando i problemi legati alla profondità e pressione.) creando il terrore tra gli esseri umani. Ultimamente, in tempi relativamente recenti, ci sono stati avvistamenti di creature enormi, simili a squali, ed il racconto di S. Alten sembrava essere diventato realtà, ma gli animali descritti probabilmente erano più tranquilli ed innocui squali elefante (Cetorhinus maximus, si nutre di plancton e supera la lunghezza di 10 m). La grande somiglianza nella morfologia dei denti suggerisce che il Carcharodon megalodon sia un “parente stretto” dello squalo bianco (Carcharodon carcharias), ma anche qui alcuni ricercatori hanno preso in considerazione l’idea della evoluzione convergente, cioè due linee evolutive che hanno portato a risultati simili, inserendo quindi lo squalo megalodonte in un genere diverso. La nuova nomenclatura scientifica, per questi ricercatori, sarebbe quindi Carcharocles megalodon.

Foto1

Ricostruzione della mandibola del Carcharodon megalodon. Nel settembre 1994 viene completata la prima grande ricostruzione delle fauci di un megalodonte, la bocca risulta di 2,30x2,60 m con 254 denti.

Foto3

Dente di Carcharodon/Carcharocles megalodon, massiccio, triangolare, seghettato su entrambi i lati.