BOICOTTARE...CHI BOICOTTARE
BOICOTTARE...CHI BOICOTTARE: L'IKEA
Ultimo aggiornamento del 13 Mag 2013
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La banca Unicredit: Paul Corbit Brown è un attivista di Keepers of the Mountains. È arrivato in Italia dalla West Virginia americana per testimoniare all'assemblea di Unicredit, tenutasi sabato scorso a Roma, il dramma ambientale che la banca finanzia nei Monti Appalachi. Questo paradiso di biodiversità è da anni il teatro di un incubo ambientale che si chiama Mountain Top Removal, ossia rimozione della cima delle montagne. Una forma di estrazione mineraria che usa esplosioni enormi per avere accesso al carbone sottostante, scaraventando nelle valli sottostanti tonnellate di detriti. Il riempimento delle valli e il processo di lavaggio del carbone prima che vada sul mercato fanno sì che quantità estremamente pericolose di selenio, mercurio, cadmio, arsenico, cromo, piombo e di altri metalli pesanti entrino nelle falde acquifere. In pochi anni, più di 500 montagne nella regione degli Appalachi sono state distrutte con la rimozione della loro cima e più di 2mila miglia di corsi d'acqua e fiumi sono stati seppelliti sotto i detriti. Il governatore del West Virginia esalta i circa tre anni consecutivi di export record di carbone, gran parte del quale va in Europa. Poco importa se cinque contee dello Stato siano però tra le più povere e malate di tutti gli Usa.
Si stimano infatti in più di 4.000 i casi di "morti in eccesso" rispetto alla media annua nella regione degli Appalachi e le persone che vivono nelle comunità minerarie hanno molte più probabilità di soffrire di malattie al cuore, al fegato, ai reni, alla lingua e generare bambini con malformazioni. Nonostante le impressionanti conseguenze, UniCredit continua a sostenere le compagnie che perpetuano tale distruzione, per altro in violazione della sua politica speciale di credito dedicata agli impatti ambientali, sociali e "reputazionali" collegati all'industria estrattiva: "Il Gruppo è fortemente impegnato a promuovere soluzioni sostenibili in tutte le sue decisioni di finanziamento e investimento, con particolare attenzione alle implicazioni reputazionali. Qualsiasi iniziativa/transazione/progetto deve avere l'obiettivo di massimizzare il rischio reputazionale, ambientale e sociale."
Nel 2011, UniCredit ha partecipato a un prestito a favore di Metinvest e nel 2012 è stata il bookrunner e mandated arranger di un prestito per la compagnia Mechel. Entrambe praticano l'estrazione mineraria con rimozione della cima delle montagne negli Appalachi. Per le comunità locali queste aziende violano dieci degli undici impegni contenuti nella policy della banca, poiché questa permette alle compagnie di auto-valutarsi nei loro impatti. Per Paul Corbit Brown si tratta di "un assegno in bianco de facto alle compagnie che profittano dall'avvelenamento dell'aria, del suolo e dell'acqua della mia gente. E' come chiedere al lupo di guardare le pecore". L'amministratore delegato Federico Ghizzoni non si è sottratto nel fornire una risposta di fronte agli altri azionisti alle domande di Brown. Per Unicredit la politica è applicata a tutte le operazioni del gruppo e prevede l'esplicita esclusione del finanziamento di progetti di mountain top removal. Però Unicredit ritiene implicitamente che i prestiti alle compagnie che devastano le montagne degli Appalachi non implichino alcuna violazione della politica interna. Una vecchia storia, dal momento che le linee di credito concesse a imprese in via generale, e non per progetti specifici, possono essere utilizzati per vari fini e di norma le banche non li controllano fintantoché riscuotono gli interessi. Di fronte a queste risposte scontate, Paul ha interrotto Ghizzoni nella sua replica e chiesto con forza che almeno lui verifichi di persona quali auto-valutazioni la Metinvest e la Mechel mandano alla banca. Impegno preso, almeno questo. Si vedrà. Comunque siamo ancora lontani da vedere una Unicredit che da parte del problema diventi parte della soluzione: ossia smetta di finanziare le pratiche minerarie negli Usa che sarebbero inaccettabili in Italia, prendendo la leadership nel fermare il finanziamento della rimozione della cime delle montagne ed escludendo categoricamente dai suoi prestiti ed investimenti tutte le compagnie che la praticano. Fonte: GreenReport. -
La Fish & Fish Co Ltd, che ha sede a Malta (Kristianne P.P. Saydon Street Zurrieq ZRQ 1032), che cattura illegalmente interi banchi di tonno rosso (ricordate la vicenda di Sea Shepherd denunciata dalla società maltese, in seguito alla liberazione da parte degli attivisti, di numerosi esemplari di tonno rosso detenuti illegalmente in alto mare. Sea Shepherd ha vinto la causa contro la compagnia maltese, la quale per bocca del suo avvocato si è lasciata sfuggire la frase "Lo prenderemo, abbiamo solo bisogno di continuare a usare soldi per questo...".
Non comprate, se potete, prodotti della Fish & Fish Co Ltd. -
Il film Shark 3D - Un tributo che fa più male del film originale. Così il CTS a proposito di Shark 3D invita a boicottare la pellicola di Kimble Rendall, dal 5 settembre nei cinema. Il CTS è impegnato, nell’ambito del programma dell’Unione Europea Life+, in un progetto di tutela degli squali del Mediterraneo, a rischio estinzione a causa della perdita di habitat e dell’inquinamento delle acque.
Spiega il CTS: "Quando si parla di squali nell’immaginario collettivo c’è sempre quell’immagine ricorrente del film di Steven Spielberg che ritorna alla mente. La musica che crea suspense e l’occhio spietato dello squalo pronto ad attaccare per mietere inesorabilmente vittime. Niente di più sbagliato e diseducativo, ma si sa, i film quasi mai rappresentano la realtà. E dopo i danni fatti dal film di Spielberg ad alimentare la falsa immagine dello squalo che aggredisce e divora essere umani strappando con le sue potenti mascelle brandelli di corpi ci pensa ora Shark 3D, in uscita nelle sale cinematografiche proprio in questi giorni. Capisco le esigenze di spettacolo del cinema ma queste pellicole purtroppo contribuiscono solo a fare disinformazione e creare delle leggende metropolitane che invadono il mondo dove col tempo si consolidano fino a diventare verità. Occorre mobilitarsi non solo per quelle specie di animali che suscitano tenerezza o che possiamo immaginare di accarezzare. ..Leggi qui! -
Carino Processing Limited - Principale industria, sovvenzionata con milioni di dollari dal Governo canadese, che lavora e trasforma pelli di foca, massacrate a migliaia in Canada.
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Isole Fær Øer. Qualcosa si sta muovendo nelle isole danesi, autonome dal 1848. Dunque boicottare il turismo, fonte dei principali introiti, potrebbe portare alla fine dei massacri nei confronti delle balene pilota....Leggi qui!
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Shell. Responsabile, insieme ad altre compagnie, della devastazione del delta del Niger ....Leggi qui!
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IKEA. Un'alleanza di associazioni ambientaliste, capeggiata dall'Ong svedese Protect the Forest, ha lanciato una nuova campagna contro la multinazionale del mobile Ikea che ha ottenuto concessioni per abbattere antiche foreste nella regione russa della Karelia. Secondo le associazioni, la Swedwood, una controllata di Ikea, sta tagliando migliaia di ettari di antiche foreste e distruggendo la loro biodiversità. Il problema è che i 300.000 ettari in concessione alla Swedwood sono certificati dal Forest Stewardship Council (Fsc), il più autorevole certificatore forestale del mondo. In un comunicato rilanciato anche da Mongbay.com, Andrei Laletin di Friends of the Siberian Forests sottolinea: "È molto triste che foreste che ci hanno messo secoli per maturare possano andare perse in pochi giorni. Grazie alla promozione da parte di Ikea del consumo di massa di prodotti del legname a basso costo, l'apprezzamento della gente per il vero valore delle antiche foreste è compromesso e questo minaccia i diritti delle generazioni future di godere i vantaggi del nostro patrimonio forestale".
Secondo gli ambientalisti l'Ikea sta radendo al suolo foreste con alberi di un'età che varia tra i 200 e i 600 anni ed anche Josefin Thorell, una portavoce dell'Ikea, ha ammesso su Mongabay che "L'età media degli alberi abbattuti nella regione è di 160 anni", ma ha aggiunto che "L'età degli alberi tagliati è meno importante della gestione complessiva della concessione. In una gestione responsabile delle foreste si tratta davvero di gestire la foresta in modo da proteggere la biodiversità, piuttosto che concentrarsi sull'età dei singoli alberi. Risparmiamo il 16 - 17% della foresta per preservare i valori di alta conservazione, il che è ben al di sopra dei requisiti di legge, nonché dei requisiti Fsc.
La regione è anche ricca di acqua e ambienti umidi, per cui con l'abbattimento saranno distrutti anche gli ambienti acquatici della regione. News integrale su GreenReport..
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