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Cod Art 0716 | Rev 00 | Data 08 Apr 2017 | Autori Ottavio Luoni

 

I BIVALVI ALIENI DEL VERBANO

Spiaggetta di Arona

In questo breve e certamente non esaustivo articolo dedicato alla limnologia, voglio descrivervi di alcuni molluschi bivalvi alloctoni che, ormai da alcuni anni, sono presenti nelle acque del lago Maggiore o Verbano.

I molluschi (dal latino Mollis = morbido), sono un gruppo di invertebrati molto antichi; i primi organismi ascritti a questo Phylum, risalgono al Cambriano inferiore ma, probabilmente, l'origine di questi animali è ancora più antica; sono caratterizzati generalmente dalla presenza di una conchiglia esterna o interna al corpo, tappezzata da un mantello che avvolge la massa viscerale e che secerne la conchiglia stessa, da un corpo molle non segmentato e da un piede muscolare utilizzato, nella maggior parte dei casi, come organo locomotore. Questo gruppo comprende varie classi di organismi molto eterogenei fra loro e vi troviam, a titolo di esempio, lumache, vongole, polpi, Nautili ecc. A questo proposito, basti pensare che sono stimate approssimativamente a circa 100.000 le specie incluse in questo gruppo, secondo in termini numerici, a quello degli insetti.

I bivalvi, come si evince dal loro nome comune,  sono organismi caratterizzati da  una conchiglia composta da due valve, e sono noti in letteratura anche come Lamellibranchi per l'aspetto lamellare del loro  apparato respiratorio (branchie), o come  Pelecipodi, per la caratteristica forma del piede simile ad una scure (Pelekos = falce e Podos = piede).

La conchiglia dei bivalvi in genere è robusta, anche se in alcune specie che vivono nel fango quest'ultima è sottile e fragile. La superficie della conchiglia presenta spesso delle vistose sculture e colorazioni varie. La maggior parte di essi  vivono infossati nel  substrato, infatti sono animali poco mobili, per lo meno nella fase adulta della loro vita. Tale sedentarietà ha avuto importanti conseguenze sulla loro evoluzione, ad esempio la scomparsa della testa e di veri e propri occhi, anche se alcune specie sono più mobili e  possono  spostarsi tramite salti oppure "sbattendo" le valve, nuotando con un movimento ondulatorio (ad esempio nel genere Pecten). Tutti i bivalvi sono organismi  filtratori e estraggono dall'acqua delle minuscole particelle organiche che costituiscono il loro nutrimento. Dall'acqua si riforniscono di ossigeno che catturano attraverso le branchie. Sono animali per lo più marini, anche se alcune specie si sono adattate a vivere e a colonizzare con successo le acque dolci (fiumi, torrenti e laghi).

Dopo questa breve introduzione, andiamo finalmente  a scoprire quali sono i bivalvi alloctoni che ultimamente hanno colonizzato le acque del Verbano.  Di frequente mi reco ad Arona, amena cittadina ubicata sulla sponda piemontese del lago Maggiore ed è proprio in questo luogo che in una giornata estiva ho avuto il mio  primo "incontro" con i bivalvi "alieni".

Lasciato alle spalle il continuo e rumoroso  va e vieni di turisti che la frequentano assiduamente, soprattutto nei fine settimana, un pomeriggio mi sono  allontanato  dal centro e ho percorso il pezzo del nuovo lungolago che, in breve, conduce verso l'abitato di Dormelletto;  non molti anni fa vi erano dei terreni che periodicamente  il lago allagava durante i periodi di forti piogge e da non molto tempo, l'amministrazione comunale ha creato un bella pista ciclopedonale rialzata, caratterizzata da interessanti zone degradanti verso il lago e da scorci  paesaggistici di notevole bellezza. Poco distante, in  posizione un po'  defilata, vi è una piccola zona  poco frequentata, visto la numerosa presenza di ciottoli e di materiale vegetale che il lago nel suo lento sciabordio conduce a riva, ed è così che,  tra questo materiale organico, non è difficile osservare e rinvenire  molti gusci di conchiglie spiaggiate; la maggior parte di esse sono bivalvi. Alcune appartengono alla famiglia delle Unionacee, come ad esempio Unio pictorum, dal curioso nome dovuto al fatto che in passato i loro gusci venivano utilizzati dai pittori per conservare o miscelare i colori; la loro conchiglia ovale più o meno allungata presenta una cerniera con "denti" ed è rivestita esternamente da un sottile periostraco (strato corneo fibroso e sottile costituito da conchiolina che ricopre la parte esterna delle conchiglie), che lascia  intravedere la colorazione di fondo  che è di solito di  tonalità giallastra o verdastra con alcune fasce concentriche brune; sono organismi filtratori e riescono ad eliminare grandi quantità di particelle sospese e metalli pesanti presenti e sono, quindi, molto utili per la buona salute delle acque. Ultimamente, però, si possono individuare anche altri gusci di conchiglie alloctone, talora anche di grandi dimensioni.

Unio pictorum
Unio pictorum

La più numerosa è certamente la vongola asiatica (Corbicula fluminea) e, come si evince dal nome comune, le sue origini sono da ricercare nel  continente asiatico (Sud Est Asiatico e Turchia); è caratterizzata dalla presenta di  due valve  tra loro identiche e leggermente ovali. Il periostraco è molto sottile e presenta  delle strie di accrescimento concentriche. La colorazione di base  è giallastra  nei giovani esemplari, poi  si scurisce man mano che l'esemplare diviene adulto, fino a raggiungere un marrone scuro negli esemplari più "anziani". La sua dimensione di solito non supera i 3 cm, anche se taluni esemplari possano raggiungere i 5. L'interno della conchiglia è di colore bianco con riflessi  a volte violacei. Si tratta di un bivalve filtratore ed è molto sensibile ai vari agenti inquinanti, motivo per cui una costante presenza è indice di condizioni  acquatiche ottime e salutari; al contrario, però, una loro improvvisa moria indica la presenza eccessiva di agenti inquinanti . Essendo una specie la cui riproduzione in acque dolci avviene in maniera copiosa, può creare dei problemi, tanto è che in alcuni luoghi, ad esempio, in America è considerata specie nociva, in quanto se trova le giuste condizioni  diventa praticamente infestante, rendendo impossibile la vita ai bivalvi autoctoni; non solo sottrae il cibo in grande quantità, ma grazie alla sua caratteristica di essere molto mobile, riesce a spostarsi in modo più efficiente rispetto alle altre specie colonizzando così vaste aree. In Italia è presente anche Corbicula fluminalis, la quale si distingue da Corbicula fluminea per le creste concentriche di accrescimento più rilevate e spaziate e per i denti laterali della cerniera (anteriori e posteriori) più grandi (Fabbri & Landi, 1999); in verità non esiste unanimità tra gli autori sull'effettiva separazione specifica a livello di taxa. Inoltre, a  livello giovanili, sono molto confondibili tra loro.

Corbicula fluminea
Corbicula fluminea, fotografata ad Arona

Un altro bivalve presente in questo luogo è la cozza zebra (Dreissena polymorpha), originaria del mar Nero e delle regioni del mar Caspio, ormai è diffusa in tutto il continente europeo, vive in colonie numerose e difficilmente supera i 5 cm di grandezza; sono  organismi che vivono filtrando l'acqua con un sifone inalante e la espellano tramite il sifone esalante; nonostante siano specie alloctone, in alcuni casi, quando non sono presenti in numero massiccio, contribuiscono a rendere l'acqua limpida e pulita; se invece sono presenti in grande quantità diventano un problema ecologico, perché predano grandi quantità di fitoplancton presente nelle acque dei laghi. L'aspetto esteriore di Dreissena, ricorda quella del comune mitilo marino (genere Mitylus), infatti la sua  conchiglia presenta delle striature dal colore marrone scuro, su un fondo bruno-giallastro; l'interno della conchiglia invece  è rivestita da una strato madreperlaceo. Si fissa stabilmente a sassi, pali e ad altri substrati mediante un ciuffo di filamenti rigidi, biforcati, prodotti dalla ghiandola denominata bisso.

Dreissena polymorpha
Dreissena polymorpha

L'ultimo bivalve alloctono, in ordine di comparsa, che si è diffuso nel Verbano è la cozza cinese d'acqua dolce o cozza gigante (Anodonta o Sinoanodonta woodiana); questo mollusco raggiunge grandi dimensioni (un esemplare trovato nel lago di Garda misurava 24 cm); presenta una conchiglia sottile e leggera di forma ovale e cerniera priva di denti; il periostraco è di un colore che varia dal bruno-nerastro al verde, mentre la superficie interna è madreperlaceo e presenta anteriormente e posteriormente le due impronte dei muscoli adduttori. È originario dell'Asia orientale (fiume Aynur e Yangtze); il suo areale di distribuzione è molto ampio e la prima segnalazione riguardante la diffusione nel vecchio continente risale al 1984 in Ungheria, in seguito alla sua introduzione nel bacino del Danubio. In Italia è stata invece segnalata per la prima volta negli anni 1989-90 in numerosi corsi d'acqua dell'Emilia Romagna; in Lombardia e in Piemonte è stata segnalata e studiata nei primi anni del 2000 (Solustri & Nardi 2006). L'introduzione di questa specie può essere definita come "umana involontaria" in quanto è da collegarsi all'immissione di pesci, ad esempio Cyprinidae, a scopo di allevamento e/o ripopolamenti. Lle larve di questo mollusco parassitano le pinne o le branchie dei pesci attaccandosi con una sorta di uncino e, in seguito, si staccano dall'ospite e cadono sul fondo dove iniziano a colonizzare i nuovi ambienti.

Anodonta woodiana
Anodonta woodiana

A onor del vero, per essere precisi, nella zona descritta in questo articolo, non ho trovato finora nessun frammento di questo grosso bivalve ma la sua presenza nel lago Maggiore è certa, come dimostrano alcuni  recenti  ritrovamenti e come ho potuto personalmente costatare  in un sopralluogo effettuato l'anno scorso in occasione di una mia uscita naturalistica ad Angera (parte lombarda del lago), nei pressi dell'oasi Bruschera; a tal proposito, gli esemplari osservati in quella circostanza raggiungevano la ragguardevole dimensione di ben 18 cm. di lunghezza!

Queste invasioni di specie alloctone costituiscono una delle principali emergenze ambientali e sono la seconda causa di perdita della biodiversità su scala globale, oltre alle conseguenze di tipo ecologico, la diffusione incontrollata di questi organismi a volte origina anche  una serie di gravose ripercussioni di tipo socio-economico- sanitario; nei nostri laghi prealpini, ultimamente, abbiamo assistito ad una vera e propria invasione di specie "aliene", vedi a questo proposito, a titolo d'esempio, l'invasione dei gamberi killer (Procambarus klarkii), oppure alle varie specie di pesci extraeuropei introdotti a volte solo a scopo  di pesca sportiva; anche per quanto riguarda i vegetali le cose non cambiano molto, possiamo citare la proliferazione di alghe e di piante non autoctone, come ad esempio la peste d'acqua comune (Elodea canadensis) oppure la diffusione  nel lago di Comabbio (uno specchio d'acqua non molto distante dal lago Maggiore) della pianta del fior di Loto (Nelumbo nucifera). Per l'ecosistema  lacustre, a volte queste specie alloctone sono innocue, altre volte però possono alterare il fragile equilibrio presente, creando non poche difficoltà alla flora e alla fauna autoctona.

Tutte le foto presenti in questo articolo sono dell'autore, con l'esclusione dell'immagin di Corbicula fluminea n° 3 (animalspot.net) e della Dreissena polymorpha (acquarioacquadolce.it).

 

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