LA SCOPERTA DI BAJA CALIFORNIA
E dimenticare m’è dolce in questo mare.....
Baja California, oltre mille Km di deserto di una bellezza indescrivibile. A est il mare di Cortés, a ovest le insenature popolate dalle balene grigie e da altri mille organismi.
Pochi lo sanno, ma la baia fu esplorata e descritta per la prima volta da un italiano, un piemontese per la precisione: "Allo spuntar dell’aurora vediamo a nord la terra, la quale...non può essere altro che il Cabo San Lucas. Oggi potrò osservare ed assicurarmi dove siamo. Il tempo è bello, il mare non agitato e tutti a bordo siamo gioviali, come resuscitati dal martirio di questi giorni scorsi! Lunedì 22 dicembre, 1856".
Si tratta di un'annotazione del diario di bordo di Federico Craveri (immagine qui sotto, a destra), naturalista piemontese, nato a Cuneo nel 1815. Un amore sofferto lo proiettò dalla sua terra al Messico, allora turbolento e irrequieto; da poco il paese aveva ottenuto l’indipendenza dalla Spagna.
Geologo e naturalista, ottenne un incarico da una società mineraria che operava nelle tante isole a nord del paese e così, in poco tempo, divenne comandante della nave Lancha, un monoalbero a vela da 12 metri, con un equipaggio di sette marinai e il cane mascotte Misère.
Nel 1856 la sua piccola imbarcazione lasciò il porto di Mazlàn per dirigersi verso il mare dell’irrequieta Baja California. Il mare spesso tempestoso, la variabilità repentina e i fondali insidiosi, fecero della baia un luogo temuto dai marinai dell'epoca, ma Craveri, proprio in quel mare ricco di vita, maturò emozioni e ricordi unici.
Craveri navigò lungo le coste del Messico in due occasioni: la prima volta esplorò le isole ricche di guano a nord del Messico entro Baja California, dal 27 gennaio al 23 ottobre 1856; la seconda volta esplorò le coste del Pacifico, dal 23 dicembre 1856 al 16 luglio 1857. Durante il suo primo viaggio fece tappa a La Paz, navigò nei pressi di Isola Espiritu Santo e Isola Partida, di fronte alle coste dominate dalla Sierra de la Giganta, proseguì a nord sino a San Felipe e poi, muovendosi di nuovo verso sud, fece tappa diverse volte sulle coste dominate dal deserto di Sonora.
All'epoca tutte queste regioni erano poco conosciute e disabitate, ma ricchissime di ogni specie di pesce, di uccelli e di mammiferi marini. Tornato a Mazàtlan il 23 ottobre 1856, ripartì dallo stesso porto il 23 dicembre dello stesso anno, navigando, questa volta, verso il mare aperto per poi seguire la linea di costa della penisola Californiana con tappa a San Francisco, per tornare poi verso Mazàtlan dove giunse il 16 luglio del 1857.
Durante questi due viaggi, Craveri scoprì un'isola alla quale diede il nome della sua amata, Elide; scoprì anche un'uria allora sconosciuta, Synthliboramphus craveri, oggi nota come urietta di Craveri, che prese il suo nome, grazie ad un ornotologo italiano, Salvadori, che la classificò con il nome attuale nel 1865. Ecco cosa scrisse Salvadori negli Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, volume ottavo: "Questa è la più piccola fra le specie conosciute di questo genere; io non l’ho trovata descritta in nessuna delle opere da me osservate, e neppure in quella recente di Baird, di Cassin e di Lawrence sugli uccelli dell’America settentrionale. Se sarà veramente nuova propongo di chiamarla Uria craveri in memoria della generosità con la quale i fratelli Craveri di Brà, hanno arricchito il museo torinese di molte specie di uccelli del Messico e della California.
Craveri fu anche profetico, infatti, durante una tempesta e poco prima del natale del 1856, fu colto dalla frustrazione, essendo impossibile prendere terra presso Cabo San Lucas. E scrisse: "Povero Messico! Ovunque si vede la tua miseria! La natura ti favorì, ma tu non l’aiuti. I tuoi porti non sono porti....il navigante, colto da una tempesta, vede le tue case e non sa che non trova un rifugio sulle tue sponde, perchè tu non facesti niente per farla atta al suo salvamento....[]. L'Orso del Nord verrà a scaldarsi al tuo sole e mangerà i tuoi frutti".
L'enorme bagaglio di esperienze acquisite nel corso dei suoi viaggi, si affiancava anche all'acquisizione di preziose collezioni, che provvederà a sistemare nella casa paterna di Bra, al suo ritorno in Italia. Per trent'anni l'attività di Federico Craveri è assorbita dall'allestimento di sale museali, con l'attenta catalogazione del materiale portato dalle Americhe, tra cui una preziosa collezione di uccelli d'Oltreoceano. A questa attività, Craveri non stancò di abbinare quella divulgativa e dell'insegnamento, oltre a compiere studi sulla meteorologia, nella chimica e nell'enologia. Fu uno dei fondatori, a fianco di Quintino Sella, del Club Alpino Italiano. Muore nel 1890.
Ed eccoci oggi a Baia california, 157 anni dopo. La profezia di Craveri si è avverata, l'Orso del Nord (gli americani), hanno rinunciato all'annessione della penisola, restituita nel 1848, ma è stata contaminata dal turismo di massa, dalle famose e gigantesche celle frigorifere portatili, utilizzate per trasportare, al ritorno, gli enormi trofei di pesca.
Baja Calfornia ha alle spalle le stragi di otarie (Zalophus californianus) e di balene grigie (Escherichitus gibbosus, Lilljeborg, 1861), un massacro perpetrato per anni. Lo stesso Craveri e i suoi uomini, uccisero centinaia di otarie, note come el lobo marino (lupo di mare), utilizzate per ricavarne olio combustibile per le lampade e per farne una sorta di mastice, da utilizzare per colmare le crepe delle assi delle imbarcazioni. Uno spettacolo orrendo che Cravieri commentò così: "Per narrare quanto oggi ho visto, avrei bisogno della penna d’un Dumas".
Peggiori le sorti delle balene grigie; nel 1800 Charles Scammon, a bordo della Mary Ellen, iniziò la mattanza, che si protrasse sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quando si decise di proteggerle, le balene rimaste erano solo 2.000. Nel 1972 inoltre, venne creato il Santuario delle Balene, che comprende la baia di San Ignacio e la laguna Ojo de Liebre, ovvero due delle quattro lagune dove le balene grigie si incontrano dopo un lunghissimo viaggio di 10.000 Km dall’Alaska (Artico, mare di Bering, Chukchi e Beaufort). Le altre due lagune frequentate dalle balene grigie sono Guerrero Negro e Bahìa Magdalena.
Proprio in una di queste lagune, dove Scammon si era ritirato dopo una tempesta, cominciò tutto. Scammon dalla costa osservava sempre il mare, nella speranza si calmasse. Ad un certo punto, era la fine di ottobre, scorse un gruppo di balene mai viste prima, di una specie nuova, che balzavano fuori dall'acqua, sopra le onde lunghe tipiche del 'dopo tempesta'. Scammon decise di seguirle, ma con il buio perse le loro tracce. La mattina dopo infatti, nessuna balena saltava davanti alla prua della Mary Ellen. Ad un certo punto lo stesso Scammon intravide una piccola insenatura, una sorta di passaggio segreto, chiamato dagli indiani locali 'Occhio di Lepre', ovvero Ojo de Liebre, oggi Scammon Bay. Dopo lo stretto passaggio, apparve la laguna stracolma di balene. L'equipaggio manifestò una sorta di gioia frenetica, mentre Scammon rimase calmo. Disse all'equipaggio che non essere affatto interessato alle balene, ma solo alla geografia dei luoghi; in realtà mentiva. In patria, infatti, non comunicò all'Ammiragliato la sua scoperta e ogni anno, per undici anni consecutivi, con il suo personale equipaggio, si recò nel suo luogho segreto a far strage di balene. Il 30 settembre 1881, nella baja della Solitudine, si contavano solamente 42 balene grigie. Scammon ne aveva massacrate a migliaia.
LA BALENA GRIGIA | ||
La balena grigia (Escherichitus gibbosus), è l’unica specie inclusa nella famiglia degli Escittidi. Dei tre gruppi esistenti tempo fa, quello di Baja California è l’unico rimasto. Il gruppo della sottospecie atlantica si è estinto attorno alla metà del XVII secolo; il gruppo, molto numeroso, che popolava le acque di Corea e Giappone (isola di Sakhalin), che ogni anno migrava verso il mare di Ohotsk, è scomparso all’inizio del 1900. Tuttavia alcuni pensano che sia sopravvissuto un piccolo gruppo di cetacei erranti. Il gruppo attuale, che dalle gelide acque nordiche migra presso le lagune di BaJa California, fece la sua ricomparsa negli anni ’20 del ‘900, quando si riteneva estinto oramai da 30 anni. Dal 1937, la balena grigia è specie protetta in tutto il mondo, anche se una piccola quota è destinata alla caccia tradizionale dei nativi del nord America. Le balene grigie pesano mediamente dalle 24 alle 26 tonnellate e raggiungono la lunghezza di 13 - 15 metri. Hanno una testa piccola, triangolare, e una pinna dorsale appena abbozzata. Lungo il dorso sono presenti 6 - 10 gibbosità dalla forma irregolare che corrono sino alla pinna caudale. Quest'ultima è grande rispetto al corpo, sino a 3 metri in larghezza, e presenta disegni bianchi caratteristici di ogni individuo. I suoi fanoni, 140 - 170 per lato, sono grandi e robusti, adatti a filtrare vermi e altri animali del benthos. Quando si alimenta sul fondo, solleva tanto fango tanto da non rendersi più visibile, nascosta in una nuvola di sedimento. L’accoppiamento avviene tra novembre e dicembre e, dopo un periodo di gestazione, tra gennaio e febbraio dell’anno successivo, le balene grigie partoriscono un piccolo, si fa per dire, di circa 4.5 metri. Essi sono accompagnati nelle lagune perchè i fondali bassi permettono una corretta e più agevole risalita in superficie per respirare. Inoltre, l’allattamento è facilitato dai bassi fondali; i piccoli ‘bevono’ sino a 200 litri di latte al giorno e necessitano di cure parentali continue. Almeno per 8 - 9 mesi, quando poi si ha lo svezzamento del piccolo. |
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Le balene grigie erano uccise, durante la loro permanenza nelle lagune costiere, in modo barbaro e cinico. I balenieri a bordo di piccole imbarcazioni, prendevano di mira un cucciolo, lo seguivano e lo pungolavano sino a ferirlo, ma senza ucciderlo. La "mamma balena", ad un certo punto si "intrufolava" tra l'imbarcazione e il cucciolo, ma senza reagire, rimanendo immobile per evitare di disturbare o mettere a rischio la vita del suo piccolo. Così, lentamente e senza reazione alcuna, veniva privata della vita, arpionata più volte, sino a morire dissanguata. Un capitolo triste della baleneria dei secoli scorsi.
Baja California riserva mille altre sorprese. Ospita un terzo dei mammiferi marini conosciuti, circa 900 specie di pesci e oltre mille specie di invertebrati. Presso l'isola di Rasa, Riserva Naturale dal 1964, nidifica una vastissima colonia di gabbiano di Heermann (Larus heermanni, Cassin 1852), con oltre 300.000 esemplari; tra essi, si nascondono, si far per dire, oltre 45.000 esemplari di sterna elegante (Sterna elegans), che trovano riparo dal famelico gabbiano zampegialle (Larus livens). Il gran numero di uova deposte era usato dall’industria alimentare e fortunatamente, con la creazione della riserva, le popolazioni di gabbiano di Heermann e di sterna elegante si salvarono dall’estinzione.
Peggiore la sorte delle sardine (Sardinops sagaxv); pescate per farne farine di pesce per l’alimentazione animale, da 300.000 tonnellate si passò, nella stagione 1991-1992 a sole 6.000 tonnellate. Di colpo, si fa per dire, a causa della pesca sconsiderata, la popolazione di sardine subì un drastico calo, ampliamente previsto, come dimostra il lavoro di Radovic del 1982, dal titolo The Collapse of California Sardina Fishering. Gabbiani e sterne cambiarono alimentazione e passarono alle acciughe.
La dolorosa storia di Baja California non termina qui, negli anni, infatti, sono state sterminate le tartarughe marine, sono scomparsi gli allevamenti di ostriche perlifere a causa di una grave epidemia, è crollata la pesca dei gamberi e del totoaba (Cynoscion macdonaldi), un pesce, quest’ultimo, che viene catturato illegalmente con reti da posta che, tra l’altro, uccidono numerosi esemplari della rarissima focena californiana, nota localmente come vaquita (Phocena sinus, Norris & McFarland 1958). Descritta per la prima volta solamente nel 1958, questa specie è elusiva e difficile da scorgere. Non compie nessun tipo di balzo fuori dall’acqua. Per respirare increspa leggermente l’acqua e dunque non risulta visibile neanche a poche decine di metri da un ipotetico visitatore. Viveva indisturbata presso la grande foce del Colorado, oggi inesistente, perchè il grande ed impetuoso fiume non arriva più al mare, disperso e morente in una miriade di canali per l'irrigazione. Gli adulti della focena californiana non superano il metro e mezzo di lunghezza, presentano un dorso grigio scuro e un ventre bianco. Non hanno rostro e presentano una caratteristica macchia scuro attorno a ciascun occhio. La popolazione comprende non più di 300 individui ed è fortemente minacciata, appunto, dalle reti illegali per la cattura del totoaba. Una volta impigliatesi nelle reti, le povere focene affogano in pochi minuti.
Sono numerose le altre specie di mammiferi marini che popolano il mare di Cortés. Tra queste ricordiamo la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), la megattera (Megaptera novaeangliae, Borowski 1781), la balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), la balenottera boreale (Balaenoptera borealis), la balenottera comune (Balaenoptera physalus), diverse specie di zifidi e pinnipedi.
La megattera è un altro formidabile migratore e, come la balena grigia, è molto energica ed esegue numerose acrobazie, tra cui breaching, lobtailing e flipper-slapping. Si riconosce per le sue enormi pinne, lunghe circa 1/3 della lunghezza del corpo. I ricercatori distinguono una megattera dall'altra grazie alla macchia biancastra sul lato inferiore della pinna caudale, caratteristica per ogni esemplare. Esistono diverse popolazioni di megattere, le principali sono due, quelle boerali e quelle australi. Secondo alcuni ricercatori, i due gruppi sono geneticamente distinti, perchè pur migrando presso l'equatore dall'Artico e dall'Antartico, lo fanno in periodi diversi, rispettivamente durante l'inverno boreale e l'inverno australe. Quindi non si incontrerebbero mai. Altri ricercatori hanno invece distinto una decina di sottopopolzioni e alcune di queste, semistanziali, si sarebbero incontrate e geneticamente mescolate. Una popolazione è del tutto stanziale, quella dellì'Oceano Indiano settentrionale (forse alcuni individui migrano nell'Artico).
Nello specifico, la popolazione dell'Atlantico settentrionale è rappresentata da poche centinaia di individui che, durante l'estate, migrano appunto presso Baja California.
Terminiamo ricordando Craveri, che rientrò nella sua Bra nel 1859. Qui rimase sino al 1890, anno della sua morte. La sua memoria è oggi affidata al Museo Civico Craveri, situato in via Craveri 15, 12042 Bra (CN).
VIAGGIO A BAJA CALIFORNIA
Per osservare le balene grigie presso baja California, basta contattare uno dei tanti Tuor Operator specializzati; sono numerosi e trovarli è abbastanza semplice. Il periodo migliore per recarsi in Messico va da novembre ad aprile. Ricordiamo che il Messico conta tre fasce climatiche: la zona calda che va dal livello del mare sino agli 800 metri, con temperatura media di 25 °C; la zona temperata che va dagli 800 ai 1.700 metri, con medie comprese tra 18 e 25°C; la zona fredda, oltre i 1.700 metri, con medie attorno ai 16 °C.
Baja California, in particolare, ha un clima arido e secco. Si consiglia la vaccinazione contro l'epatite e la salmonella, di non consumare bevande con ghiaccio e comunque non chiuse in bottiglia, frutta e verdura lavate alla meglio e con acqua sospetta. Il pericolo infatti, è quello delle amebe, oltre che della salmonella. Noti anche sporadici casi di dengue.
Consigliamo di non muoversi di notte e solo su autobus di prima categoria, di non allontanarsi dalle arterie principali e seguire, quindi le più sicure autostrade. Info presso www.greywhale.com e www.bajaex.com.
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BIBLIOGRAIFA
- Robert T. Orr - Marine Mammals of California. University of California Press (22 febbraio 1973).
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