FUKUSHIMA... UNA ANNO DOPO
Ad un anno dall’incidente nucleare di Fukushima, assistiamo alla conta dei morti a suon di cifre, sia sulla stampa che su altri media.
È successo anche con Chernobyl. Un pallottoliere macabro, quasi come se un migliaio di vite in più o in meno potessero davvero cambiare l’entità di una tragedia così devastante. Non sono mica mille i morti, sono solo tre. Che vuoi che sia. E allora parliamo delle vittime vive, perché un disastro simile fa male a chi se ne va, ma fa male ancor di più a chi resta e deve fare i conti con ferite e traumi psicologici tanto invisibili ai più quanto dolorose. Scientific American riporta che l’incidente nucleare di Fukushima farà più vittime per attacchi di cuore e depressione che a causa delle radiazioni.
Solo immaginare cosa si prova mette i brividi. Qualcosa di più grande ti interrompe la vita ma sei ancora vivo, sospeso, senza una casa, senza una terra, senza i tuoi effetti personali. I bambini sono rimasti senza i loro giochi. La perdita di quel senso di appartenenza e possesso che ci rende umani. Ho sempre ammirato la capacità dei bambini di prendersi cura di un orsetto di pezza con assoluta devozione, non lasciarlo mai solo, abbandonato a se stesso, impedire ad ogni costo e con ogni mezzo che qualcuno glielo rubi. Sarebbe bello fare lo stesso con il nostro futuro, decidere come vanno le cose, puntare i piedi come fanno loro e non chiudere occhio alla sera finché non è al sicuro.
Ad un anno dall’incidente nucleare di Fukushima, ci si interroga sull’impatto dell’incidente in Giappone, nelle città più colpite, ma anche sull’incidenza del disastro nucleare sui piani energetici approvati da vari Paesi del mondo.
Il World Energy Council (WEC) nei giorni scorsi, ha pubblicato un rapporto dal titolo World Energy Perspective: Nuclear Energy One Year After Fukushima, che dimostra come nei Paesi non-OCSE,i programmi nucleari proseguano, in virtù della maggiore richiesta di energia proveniente dalle economie emergenti. E ad oggi manca una maggiore azione di governance internazionale sulla sicurezza nucleare. Scrive Pierre Gadonneix, Presidente del World Energy Council: "Dal rapporto emerge con chiarezza che l’energia nucleare giocherà un importante ruolo nel futuro mix energetico, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, a condizione che la sicurezza nucleare e la trasparenza siano continuamente rafforzate. Sono certo, che per i nostri leader mondiali si presenti una reale opportunità per promuovere una soluzione consensuale su questo tema e dimostrare, di conseguenza, che un’effettiva governance internazionale, dove le economie emergenti partecipano nel modo più ampio possibile, possa avere successo".
Sono circa cinquanta i Paesi che producono energia nucleare o che sono orientati verso programmi atomici. Venticinque le new entries. Attualmente nel mondo ci sono 63 nuovi reattori in costruzione, localizzati perlopiù in Cina (26), in Russia (10), in India (7) ed in Sud Corea.
L’impatto di Fukushima sui piani energetici nazionali è stato invece determinante, oltre che in Giappone, per ovvie ragioni, in Germania, in Italia ed in Svizzera. In questi Paesi l’opinione pubblica ha giocato un ruolo cruciale per il dietrofront sull’atomo. Secondo il WEC, abbiamo assistito ad un processo di democratizzazione dell’energia, in cui i cittadini hanno preteso di decidere il mix energetico della nazione sulla base di sicurezza, fiducia e trasparenza.
Scrive il WEC: "Nel perseguimento di un’energia sostenibile, nessuna tecnologia deve essere demonizzata o idolatrata. Questo studio mostra che l’opzione nucleare nel mondo non è stata abbandonata. Tuttavia, i confini nazionali sono privi di significato in caso di gravi incidenti nucleari. Pertanto, la sicurezza, la regolamentazione e le lezioni apprese, devono chiaramente portare al miglioramento della sicurezza delle centrali nucleari esistenti e future".
Resta ancora da chiarire come. Dettaglio affatto trascurabile.
Questo contributo è tratto integralmente da EcoBlog.
Sul sito del Le Scienze, è disponibile un report sui tragici eventi di Fukushima.
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